Puzzled love presentato al cinemaspagna festival

UNA SIMPATICA COMMEDIA A META’ STRADA TRA L’APPARTAMENTO SPAGNOLO E 500 GIORNI INSIEME

Un ragazzo e una ragazza si ritrovano nel corridoio di un aeroporto e si abbracciano, sapendo che non si vedranno più per molto tempo, appartenendo entrambi a due continenti diversi. Un ultimo bacio e le loro strade si separano.  Lei in lacrime sulle scale mobili che la porteranno al gate, lui che si avvia verso il corridoio. Poi il tempo sembra come fermarsi per tornare velocemente indietro fino ad arrivare a settembre. Sun e Lucas, i due protagonisti di questa storia, lei americana, lui spagnolo, si ritrovano a Barcellona sotto lo stesso tetto insieme ad altri studenti in una casa e si odiano dal primo momento.
Lui per colpa della ragazza è costretto a vivere in un ripostiglio per i prossimi 10 mesi, lei si presenta come la classica statunitense arrogante e viziata. Ma come sappiamo, le loro strade sono destinate a unirsi.

 

“Puzzled Love” è stato concepito come un film di più episodi, ognuno diretto da un regista esordiente diverso e si divide in mesi in una struttura che ricorda la commedia di Marc Webb, per molti cult, “500 giorni insieme” solo che qui non c’è alcuno sfalsamento temporale e c’è una differenza stilistica notevole tra i vari mesi/episodi: c’è quello romantico, quello malinconico, quello demenziale, quello erotico, quello che omaggia il cinema… Difatti la prima mezz’ora del film vive di una freschezza e di un ritmo che manca a molte commedie romantiche attuali. Merito di due attori assolutamente convincenti e di un cast di comprimari che non ha niente da invidiare ai colleghi oltreoceano: l’attore che interpreta Topo, il nerd sovrappeso padrone di casa è esilarante, in una rilettura convincente di un personaggio ‘chiave’ di molte commedie romantiche (l’amico scemo del protagonista, ricordate Rhys Ifans in “Notting Hill”?). Poi come spesso accade nella seconda parte abbondano gli episodi superflui, se non addirittura noiosi, per poi trovare il riscatto in un finale emozionante.

Il messaggio è ancora una volta lampante nella sua semplicità: l’amore non ha confini. Ma ciò che più colpisce è l’onestà dell’operazione che anche nella sua povertà di mezzi -il film è costato poco più di 10.000 euro, una miseria- non puo’ che conquistare, considerando che i registi sono usciti tutti dalla stessa scuola di cinema, l’ESCAC.
E allora ci giungiamo a chiedere: ma il Centro Sperimentale che fa nel frattempo?

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