AMBITO RICONOSCIMENTO PER IL NOVANTENNE CINEASTA NATO A NAPOLI
“Francesco Rosi ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema italiano del dopoguerra. La sua opera ha influenzato generazioni di cineasti in tutto il mondo per il metodo, lo stile, il rigore morale e la capacità di fare spettacolo su temi sociali di stringente attualità.
Senza dimenticare quella che Fellini definiva ‘la grande lezione artigianale del buon cinema americano'”.
Parla così il Direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, nell’annunciare il premio Leone D’Oro alla Carriera che finirà quest’estate nelle mani del regista italiano Francesco Rosi, grande interprete del cinema “possente” relegato alla nostra storia.
Novant’anni quasi compiuti, il cineasta durante la seconda guerra mondiale studia giurisprudenza per intraprendere poi una carriera come illustratore di libri per bambini; contemporaneamente inizia a lavorare per Radio Napoli, dove intreccia amicizia con Raffaele La Capria, Aldo Giuffré e Giuseppe Patroni Griffi, con i quali collaborerà spesso in futuro.
Nel 1946 inizia la sua carriera nel mondo dello spettacolo come assistente di Ettore Giannini per l’allestimento teatrale di ‘O voto di Salvatore Di Giacomo. È aiuto regista di Luchino Visconti per i film La terra trema (1948) e Senso (1953), e dopo varie sceneggiature nel 1958 diresse il suo primo lungometraggio, “La sfida”, che ottiene il consenso di critica e pubblico.
Dopo aver vinto in carriera tanti premi prestigiosi, più che meritati, considerato il suo background di grande narratore delle problematiche socio-economiche nostrane, questo riconoscimento lo eleva ai piani alti del jet set cinematografico, avendogli un Festival così prestigioso dato atto della sua caratura autoriale di livello internazionale.
Infatti, il suo ultimo film “La tregua”, del 1997 e ispirato al romanzo di Primo Levi, fu girato con John Turturro come protagonista e vinse il David di Donatello. Congratulations mister Rosi!