Domiziano arcangeli: una vita d’attore

IL REGISTA E E PRODUTTORE ITALO-AMERICANO SVELA LE CARTE: DALLA REGIA AI SUOI NUOVI PROGETTI

Volto noto ai curiosi di cinema, Domiziano Arcangeli è stato scoperto nel 1979 dal famoso fotografo Helmut Newton, con il quale ha iniziato un lungo sodalizio che è sfociato nella carriera d’attore, guadagnando in popolarità e lavorando molto al fianco di numerosi produzioni divise tra Europa, in particolare l’Italia dove è nato (10 Giugno 1968 a Venezia), e gli Stati Uniti d’America, dove tutt’ora risiede. Arcangeli ha iniziato la sua carriera di attore nel 1980 e, ad oggi, ha recitato in oltre 100 film, tra cui l’imminente The Ghostmaker, regia di Mauro Borrelli, che verrà presentato domani sera alla 58° edizione del Taormina Film Festival.

 
1.       Dove nasce la tua passione per la recitazione?

Se dovessi essere sincero, forse dovrei dire dalla solitudine. Anche se pare un po’ melanconico, io ho sempre pensato che gli artisti in realtà siano completamente soli! Viviamo in un Mondo nostro, difficile da comprendere per gli altri! Ci sono quelli che proprio non ci capiscono, o quelli che si oppongono, o quelli che ci invidiano. Così ci si chiude spesso in noi stessi, e nella nostra vita… ma io sono anche sempre stato molto generoso, ed ho vissuto molto, molto intensamente, ecco, se dovessi dire, ho vissuto sempre con una grande emozione.

E forse proprio per questo che ho molto amato recitare sin da bambino: la recitazione era una forma di espressione, una forza generosa che mi permetteva di farmi comprendere dagli altri, attraverso un’altra vita, non la mia, troppo lontana, enigmatica, ma quella del personaggio che interpretavo appunto, e che doveva raggiungere, “toccare” il pubblico: ecco, allora per me la recitazione e’ sempre stata per me, come .. un’altra vita! Una vita parallela dove non mi sentivo più solo, ma potevo comunicare attraverso le parole dei personaggi.

 
2.       Recitare in un film horror o in una commedia, c’è differenza di preparazione?

        No. Per me infatti il genere non importa molto, il personaggio, e come il personaggio viene visto dal regista, ecco quello sì che importa moltissimo! Ma la preparazione è sempre dura: si tratta della parte creativa che ci fa avvicinare ad un ruolo, per poterlo ‘vivere’ a volte bisogna anche imparare a fare cose che non si sono mai fatte prima: in un Horror magari può essere anche come dover imparare ad uccidere o a morire in un certo modo, mentre in una commedia magari, si deve imparare ad essere più sinceri, o  a lasciarsi prendere in giro o a baciare appassionatamente o a fare gli ubriachi. Diciamo solo che una preparazione analitica ci deve essere sempre: bisogna sentirle veramente certe cose, per poterle “trasmettere”.

Non si può mai tralasciare nulla, dipende poi molto anche dai registi. Non sono uno di quelli attori che vuole discutere molto, che ha certe idee in testa, al contrario, a me fa piacere essere diretto e se vedo soddisfazione, allora sono felice perché so che sto facendo un buon lavoro. Quello che penso io come attore è relativo, credo, soprattutto nel Cinema. La preparazione che faccio solitamente è studiare il personaggio, imparare le sue forze e le sue virtù, le sue debolezze e i suoi peccati…devo sapere tutto di lui. Cosi mi trasformo ad ogni ripresa, è come fare un tuffo in profondità, riemergi, respiri e ti prepari al prossimo, ma il modo in cui mi devo tuffare lo deve dire il regista!

 
3.       Quanto è importante la cooperazione tra Italia e Hollywood nel cinema?

      Credo sia importantissima! Hollywood dovrebbe cercare di aprire gli orizzonti, non sempre parlare di Super Eroi o di Effetti Super Speciali. È necessario più spazio alle co-produzioni che dovrebbero servire a fare un Cinema aperto al Mondo, meno nazionale e sicuramente più internazionale.

     Il cinema Italiano era grande, oggi no: deve imparare ad essere indipendente, costruttivo, a slegarsi dalla Politica, dalle comodità televisive.. Dovrebbero ritornare i grandi Produttori del passato, come Cristaldi, o Rizzoli, Ponti e De Laurentiis, Dino. Gli Infascelli.. quelli rischiavano di tasca loro, partivano all’avventura per amore del Cinema. Io credo che se la vera Arte che  distingueva così fortemente il Cinema Italiano, ritornasse con i suoi grandi registi e produttori, pronti a dare la vita per i loro film, allora anche Hollywood potrebbe cooperare con esso in maniera proficua e rispettosa, invece di monopolizzare, di massificare.

Hollywood ha le capacità per ingrandire il Cinema in questo senso, farlo diventare come dovrebbe essere, unico nel suo genere, mentre l’Italia dovrebbe fornire quella fondamentale carica artistica, quella classicità e quelle sensibilità insuperabili di cui è capace, ma di cui si è dimenticata ultimamente, mi pare.

 

4. Che ruolo avrai nel tuo prossimo progetto, “The Ghostmaker”?

Beh innanzitutto il ruolo di Produttore Esecutivo! Appunto non una posizione semplice. Poi come attore, il regista e gli altri Produttori, mi hanno voluto per interpretare il “Cattivo”. Uno spacciatore di droga, una droga durissima, come il Crystal Meth, o Ice, che ti fa sentire Enorme, benissimo, fortissimo, ma solo all’inizio, perché poi ha effetti collaterali devastanti… quasi soprannaturali!

Marcus, il mio ruolo, è una bellissima parte,  per nulla stereotipato: sono angelico, furbo e spietato, disperato e qualunquista. Non abbiamo voluto fare dei riferimenti, ma cercare di costruire un personaggio non comune, come è infatti nella realtà americana chi vende droga oggi, sempre fuori dagli schemi comuni.


5.      
Hai lavorato con tanti registi, com’è passare dietro la macchina da presa?

Eh si, davvero tanti registi. Mi hanno diretto in molti a questo punto della mia carriera. Tanti lasciano una impronta indelebile, altri non te li ricordi neppure… una ragione ci deve essere!

Passare dietro alla macchina da presa, è una presa di potere, ma anche uno sforzo di concentrazione allucinante. Bisogna vedere tutto e non trascurare nulla, nessun dettaglio, nessuno. Credo anche sia importante essere generosi, e golosi, si, amare le immagini, non accontentarsi mai di averne abbastanza.

Ecco, io vorrei essere uno di quei registi o produttori, di cui ,un attore ,per esempio, si ricorderà nella sua vita futura, nella sua professione. E non necessariamente per aver trasmesso chissà quale genio! No, non miro a tanto, ma anche solo per ricordarsi di una persona generosa o di una frase  detta con franchezza, che ha cercato di farti sentire importante al film, al ruolo richiesto. Io mi faccio sempre in quattro per gli altri, soprattutto per gli attori: li capisco molto, ovviamente, vorrei confortarli. La vera bravura per un attore, la difficoltà maggiore è donare una parte di sé in ogni film. Perché dare se stessi, non è mai facile, specialmente per lo scaltro pubblico odierno. Io questo credo di saperlo bene.

 
6.       Che futuro prevedi per gli sviluppi della tua carriera?

Eccezionale! Almeno in questo vorrei essere positivo. Dopotutto debbo essere veramente grato, per avere tutti questi nuovi meravigliosi progetti che stanno o per uscire o per cominciare: perché è davvero un grande dono avere la possibilità di lavorare ad alcuni progetti in cui credi completamente, a cui hai dedicato la tua vita! E dire che io ho sempre sostenuto come la vita sia un rebus. Non si sa mai alla fine dei conti, forse, ripensandoci, ho sempre avuto la ragione dalla mia parte. 

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