IL CAPOLAVORO DI STANLEY KUBRICK COMPIE 50 ANNI E NON SEMBRA DIMOSTRARLI
Usciva nelle sale il 13 giugno del 1962 la versione cinematografica di Stanley Kubrick dello “scandaloso” libro Lolita di Vladimir Vladimirovič Nabokov che ne firmò anche la sceneggiatura. Il libro venne stampato per la prima volta in Francia nel 1955 e, inizialmente rifiutato da moltissime case editrici americane poiché trattava esplicitamente il tema della pedofilia, venne pubblicato nel 1958 negli Stati Uniti divenendo immediatamente un bestseller.
Anche Kubrick quando nel 1960 decise di portare sul grande schermo la storia della giovane ninfetta ammaliatrice dovette fare i conti con lo scottante light motive del racconto: infatti per avere il timbro della MPPA nonostante il tema del film andasse contro il Codice Hays (codice che enunciava una serie di linee guida che per anni limitarono la produzione cinematografica negli Stati Uniti abrogato del 1967) dovette prendere come protagonista la teenager Sue Lyon per rendere visivamente meno abissale la differenza di età tra i due personaggi del racconto dato che i lettori avevano un’immagine mentale che vedeva Lolita come una bambina.
Nel romanzo a raccontare l’attrazione folle di Humbert Humbert, un annoiato professore di letteratura, nei confronti della figlia dodicenne della sua padrona di casa Dolores Huze è lo stesso protagonista. La forte introspezione che trapela dalle pagine del libro di Nabokov è stata resa splendidamente del film di Kubrick, girato in soli 88 giorni, grazie alla magistrale interpretazione di Peter Seller e al genio del regista il quale è riuscito a raccontare la progressiva ascesa della passione dell’uomo nei confronti della giovanissima ragazza senza la minima traccia di una facile volgarità ma con una morbosità estremamente erotica e tutta incentrata sullo sguardo ammaliatore della splendida Sue Lyon.
Nonostante nei credits del lungometraggio Nabokov sia presente come sceneggiatore unico lo stesso autore ammette che della suo adattamento, inizialmente di 400 pagine, Kubrick usò non più del venti per cento del suo lavoro manipolandolo completamente ma quando nel 1974 lo scrittore firmò la prefazione al volume che conteneva la stesura completa del suo copione sottolineò il fatto che le modifiche del regista erano state “pertinenti e deliziose”.
“Lolita”, nome divenuto nel tempo anche un aggettivo che caratterizza un’adolescente dal comportamento sessualmente provocatorio, sia nella sua versione letteraria che in quella cinematografica è un capolavoro di narrativa ed è sicuramente da annoverare tra quei film che rendono il cinema degno di essere definito la settima arte.