La leggenda del cacciatore di vampiri: recensione

INUTILMENTE ECCESSIVO E DELUDENTE. DEL FILM PRODOTTO DA TIM BURTON SI SALVA SOLO IL PROTAGONISTA

Grazie all’autore del romanzo Abram Licolhn: Vampire Hunter, Seth-Grahame Smith, il duo Tim BurtonTimur Bekmamvetov torna per il grande schermo dopo il lungometraggio animato 9. Bekmamvetov dirige e Burton produce l’attesissimo film che in Italia sarà nelle sale il prossimo 20 luglio con l’odiosissimo titolo La leggenda del cacciatore di Vampiri.

Abram Lincoln viene a sapere in giovane età che sua madre è stata uccisa dai vampiri: è questo il motivo per cui passerà il resto della sua vita a vendicarsi di loro e degli alleati proprietari di schiavi.

Il romanzo di Seth Grahame-Smith, che nella narrazione copre gli anni che vanno dal 1820 al 1865 ovvero dalla nascita di Lincoln alla Guerra di Secessione, aveva interessato i fan dell’horror vampiresco proprio per questa rilettura fantastica di pagine di storia reale rendendo gli stessi impazienti alla notizia della trasposizione cinematografica, soprattutto dopo aver saputo che sarebbe stato Timur Bekmamvetov, entrato nell’olimpo dei registi di Hollywood grazie a Wanted, il regista e Tim Burton il produttore.

Dopo 4 anni d’attesa e un budget pari a quasi 80 milioni di dollari purtroppo gli spettatori si sono trovati davanti al film meno riuscito del regista russo. La colpa è probabilmente dello sceneggiatore-autore che ha puntato su dialoghi penosi per dare spazio a scene gradasse in uno script non privo di voragini narrative. L’arma vincente che sarebbe stata, dato il protagonista della storia, quella di rendere verosimili le vicende è stata del tutto ignorata tanto da Grahame che da Bekmamvetov il quale probabilmente si è lasciato prendere la mano dall’ottimo budget creando scene sempre troppo eccessive, spesso inutili come inutile è stato il 3D e abusata la CG che in molte scene, una su tutte quella finale, ha ridicolizzato l’opera.

Il motivo per cui Tim Burton abbia messo il suo marchio a questo film difficile da apprezzare è un dilemma ma, a onor del vero, grande ossigeno alla pellicola viene dato dall’interpretazione di Benjamin Walker, straordinario nel ruolo del Lincoln violento e spaccone, che non è riuscito a salvare il film (impresa impossibile) ma ha fatto sentire nel bel mezzo di un rumorosa nulla una boccata d’arte.

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