Marilyn monroe: frammenti privati

DAI QUADERNI DELL’ATTRICE, I SUOI PENSIERI NASCOSTI

Norma Jeane Baker nacque a Los Angeles l’1 giugno del 1926. La sua infanzia non fu felice e l’infelicità dei primi anni trascorsi passando da una casa famiglia all’altra se la portò dietro tutta la vita anche quando, agli inizi degli anni 50’, fu considerata una delle più grandi stelle del cinema con lo pseudonimo di Marilyn Monroe. Era priva di vestiti e forse con indosso solo quella goccia di chanel n. 5 e una cornetta del telefono in mano quando, la mattina del 4 agosto del 1962 a soli 36 anni, fu trovata priva di vita nel letto della sua casa di Brentwood da Ralph Greenson.

Secondo il medico legale che eseguì l’autopsia, Thomas Noguchi, la morte dell’attrice è stata con “alta probabilità” un suicidio avvenuto tramite un’overdose di barbiturici. Moltissime sono ancora oggi i dubbi che girano attorno a ciò che successe la notte tra il 4 e il 5 agosto e molte delle tesi, impossibili da provare, legano la morte di Marilyn ai fratelli John Fitzgerald e Robert Kennedy, entrambi stati amanti della donna.

A 50 anni dalla scomparsa di colei che è stata la più importante icona del cinema di tutti i tempi la nostra redazione di Film4Life ha deciso, ogni settimana da qui alla data dell’anniversario, di commemorare Marilyn attraverso le parole che lei per tutta la vita ha scritto in taccuini privati tirando fuori dal corpo della star l’anima di Norma Jeane Baker.

Paura di farmi dare le battute nuove

forse non riuscirò a impararle

forse sbaglierò

Penseranno che non sono brava oppure rideranno o mi

criticheranno o penseranno che non so recitare-

ostile e fredda in generale

paura che il regista pensi che non sono brava

Ripenso a quando non sapevo fare

un accidenti di niente.

Poi cerco di farmi coraggio dicendomi che ci sono cose

che ho fatto giuste addirittura bene e ho avuto

momenti straordinari ma le cose negative

sono più

pesanti da portarsi dietro e da sentire

non trovo sicurezza

depressa pazza

(Marilyn Monroe – Frangments, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2010)

Questa poesia, questo sfogo in versi liberi è stato scritto nei primi anni 50’ su un suo piccolo quaderno nero. Di questi taccuini con la scritta dorata RECORD in copertina ne sono stati trovati almeno un paio, riempiti in tempi diversi e mai finiti. Siamo negli anni in cui la carriera dell’attrice stava subendo una vertiginosa ascesa grazie al contratto con la Twenty Century Fox.

Quello che stupisce in queste parole è la paura che Marylin, anche se forse in questo caso più che mai chi scriveva era Norma, ha della scena e del giudizio degli altri per il suo lavoro.

Come si evince anche da i diari di Colin Clarke, dai quali è stati tratto il film Marilyn, l’attrice usava portare sulla scena dei suoi film un’insegnante di recitazione che la spronasse e le ricordasse cosa lei fosse in grado di fare.

In questa poesia è lei stessa che prova a darsi forza “Poi cerco di farmi coraggio dicendomi che ci sono cose che ho fatto giuste addirittura bene e ho avuto momenti straordinari” per poi, come è accaduto sino alla fine lasciar vincere la fragilità.

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