Monsieur lazhar: recensione film

UN SUICIDIO, UN INSEGNANTE IMPROVVISATO E UNA CLASSE DI BAMBINI GIÀ GRANDI

Genere: DRAMMATICO

Uscita: 31agosto

Bachir Lazhar è un rifugiato: è scappato dall’Algeria perché in pericolo di vita. Arriva a Montreal dove va a insegnare in una scuola elementare. Una classe è da poco rimasta senza maestra: Martine Lachance si è impiccata proprio all’interno dell’aula. Bachir non è un insegnante, lo era sua moglie, e lui continua idealmente il lavoro di lei, facendo il meglio che può. Non sarà facile trattare con questi bambini, alcuni troppo maturi per la loro età, che studiano tutti i giorni in un’aula in cui aleggia sempre la morte.

Monsieur Lazhar è carico di tematiche, tutte molto diverse, che il regista Philippe Falardeau riesce a far convivere con abilità e coerenza. Primo fra tutti, il tema della morte ci viene presentato all’inizio del film, in modo inaspettato: siamo sorpresi insieme al bambino che scopre il corpo appeso. Attraverso l’ambiente scolastico, l’autore fa emergere le problematiche del mestiere dell’insegnate, soprattutto nei confronti degli alunni. A tutto questo, si aggiunge la vicenda di politica internazionale che riguarda Lazhar e la sua situazione di rifugiato.

Esteticamente parlando, il film di Falardeau segue perfettamente le tendenze del cinema francese degli ultimi anni  Duemila: alla maniera di Elles o 17 ragazze, le scelte artistiche si orientano verso inquadrature piuttosto lunghe (spesso dei veri e propri priani-sequenza), camera a mano, commento musicale sporadico e fotografia fatta di luci morbide e colori tenui. L’autore di Monsieur Lazhar ci racconta infatti questa storia con un sottofondo di delicato pianoforte, in perfetta armonia con gli altri elementi dell’opera.

In effetti si potrebbe dire che ultimamente i film francesi sono delicati, pacati, ma non è del tutto vero, almeno non in questo caso: il tema di fondo (o meglio, ciò che succede all’inizio) è segretamente violento. La violenza fisica non si vede mai in viso – tranne forse quando due bambini si azzuffano – mentre è sempre presente la violenza morale, psicologica, intima. La questione viene fuori soprattutto attraverso il personaggio del piccolo Simon, che sembra avere qualcosa a che fare con la scomparsa della maestra.

Continui rimandi alla violenza ci vengono anche dal contesto: Bachir è scappato dal suo paese perché rischia la tortura e la morte, senza contare che la sua famiglia è stata assassinata; i bambini non fanno che prendersi in giro a vicenda, si fanno degli scherzi di cattivo gusto e si intuisce che alcuni di loro non hanno un buon rapporto con i genitori. In questo turbine di sentimenti latenti, l’interpretazione di Mohamed Fellag si inserisce perfettamente: ottima e a tratti davvero commovente, si accompagna a quella altrettanto valida dei bambini (forse troppo maturi) che compongono la classe.

Monsieur Lazhar è un film emozionante, in alcuni passi anche ironico, è una bella esperienza che vale la pena di far vivere agli occhi e al cuore.

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