Strage di aurora: hollywood si mobilita

IL PRODUTTORE WEINSTEIN GUIDA LA CROCIATA CONTRO LA LOBBY DELLE ARMI

La voce che parla è di quelle importanti e le sue frasi sono come macigni in questi giorni in cui in America, e nel resto del mondo, è ancora limpido il ricordo delle vittime della strage nel cinema di Aurora: 12 morti e oltre 58 feriti.
«Non possiamo farci governare dalla lobby delle armi, è arrivato il momento di agire».

Harvey Weinstein è probabilmente il più influente produttore di Hollywood e la sua, per così dire, “discesa in campo” arriva in un momento in cui altre grandi personalità americane, con il sindaco di New York Michael Bloomberg in testa, si sono pubblicamente schierate contro il domino della lobby delle armi: la NRA, National Rifle Association.

«Chi fa i film, intendo personaggi come Martin Scorsese e Quentin Tarantino, deve sedersi attorno a un tavolo e discutere il nostro ruolo per ridurre la violenza nei cinema» ha dichiarato Harvey nella sua lunga intervista rilasciata all’Huffington Post. E necessario che l’industria del cinema e le persone più influenti di Hollywood si adoperino per «guidare l’America e affrontare un tema che non è più rimandabile».

L’opinione pubblica americana ha letteralmente messo la lente d’ingrandimento su un problema di cui si discute ormai da troppo tempo e del quale, periodicamente, si torna a parlare dopo la strage di turno.
Il problema ha raggiunto un tale livello di attenzione tanto che Weinstein, produttore di pellicole violente come Kill Bill, Pulp Fiction, Scream 4, Reservoir Dogs e Bastardi senza gloria, ha fatto mea culpa ed stato molto lucido nell’includersi tra coloro che nel mondo del cinema «devono riflettere sull’impatto della violenza sullo schermo sulle atrocità nella vita reale».

«Il mio cuore batte per le vittime e per le loro famiglie perché i film come potenziale fonte di violenza sono una questione con cui mi dibatto da tempo avendone fatti molti – ammette Weinstein – e adesso non ce la faccio davvero più, bisogna farla finita, è patetico il fatto che la lobby delle armi governi gli Stati Uniti d’America».

Weinstein non è il primo personaggio famoso in ambito cinematografico ad occuparsi della questione armi. Già in passato un regista importante come Michael Moore aveva denunciato gli eccessi del commercio e della cultura delle armi da fuoco in Bowling for Columbine.
E nei giorni scorsi la visita di Crhistian Bale, protagonista de Il Cavaliere Oscuro- Il Ritorno, film che si stava proiettando nel cinema di Aurora mentre un 24 di nome James Holmes decideva di aprire il fuoco sugli spettatori, è un ulteriore dimostrazione di come questa strage abbia colpito a fondo nell’immaginario dei cosiddetti “divi”, che hanno deciso di mostrarsi vicino ai familiari delle vittime di quella tragica notte.

In precedenza, sempre da queste pagine, avevamo espresso profonda perplessità nei confronti delle accuse mosse da parte della stampa internazionale sulle effettive responsabilità di film considerati “violenti” nell’inspirare gesti irresponsabili come quelli di Denver.
Il presidente Obama, nei giorni scorsi, si è schierato a favore di una regolamentazione più rigida in materia di detenzione e acquisto di armi da fuoco, ma da qui al tentativo di una effettiva riforma legislativa il passo è ancora lungo, anzi lunghissimo. La speranza è che anche grazie alla mobilitazione di personalità importanti come Weinstein quel percorso si possa decisamente accorciare.

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