Venezia 69: paradies glaube ( paradise faith) – recensione

LE ESTREME CONSEGUENZE DI SEGUIRE CON FERMEZZA LE REGOLE DELLA RELIGIONE CATTOLICA

GENERE: Drammatico

Dopo essere andato al Festival di Cannes con Paradies Love, ecco che il regista austriaco Ulrich Seidl presenta alla 69esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il secondo capitolo della trilogia sulle varie forme dell’amore, dal titolo Paradies Glaude (Paradise Faith).

In questo secondo episodio il regista si concentra sull’amore/ossessione di una donna nei confronti della Chiesa Cattolica e dei suoi principi, seguiti con persistente fermezza. Anna Maria, tecnico radiologo, segue tutte le regole della religione cattolica con talmente tanta convinzione che si punisce ogni sera frustandosi per tutti i peccati davanti al crocifisso della sua camera da letto. La donna è totalmente presa da Gesù Cristo, il suo unico amore, tanto da volerlo far conoscere a tutto il mondo, andando di casa in casa con una statua della Madonna, nei momenti liberi dal lavoro, per cercare di convertire gli “infedeli”, ovvero gli immigrati che si sono trasferiti nella ormai ex cattolica Austria.

Paradies Glaube, nonostante si concentri su temi che possiamo considerare divini, dato che si parla di religione e spiritualità, rapporto tra le religioni e modo di vivere le religioni, rimane sempre legato ad un tema caro al regista: ovvero l’ossessione per il corpo. Certo è che ancora una volta Seidl non si concentra sui corpi perfetti dell’alta moda, ma porta sul grande schermo dei nudi sgraziati, brutti da vedere, quasi sempre ammalati e mai in piena salute. Sono corpi enormi, quasi mostruosi, che vogliono ancora di più riportare la narrazione solo a livello terreno, nonostante la protagonista sia letteralmente assillata dal cattolicesimo, tanto da arrivare a fare l’amore con il suo Gesù. Amore e sesso sono altri due ingredienti fondamentali del film; del resto la telecamera di Seidl riprende tutto senza inibizioni o censure, quindi non stupisce  nemmeno più di tanto un’orgia all’aria aperta a cui assiste l’integerrima Anna Maria.

L’opera però non convince in pieno, almeno rispetto al precedente lavoro. Quasi si potrebbe definire una pellicola sottotono, che stenta a decollare e quando lo fa per arrivare alla risoluzione sembra che ci si arrivi quasi troppo velocemente, senza che ci sia un reale motivo per cui il personaggio di Anna Maria alla fine si comporta in quel determinato modo. Pare incredibile, ma un film lento e di quasi due ore, forse avrebbe avuto bisogno di una scena in più per giustificare quella conclusione. Comunque rimane un lavoro interessante, che certamente convincerà i fan del regista, i quali ritroveranno anche in questo film i topoi della sua filmografia, mentre potrebbe non interessare a chi non ha mai visto nulla del regista austriaco.  

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