Venezia 69: tango libre – recensione

IL TANGO? PASSIONE, LIBERTÀ E VOGLIA DI EVADERE: GLI INGREDIENTI CON CUI RACCONTA L’AMORE FONTEYNE

Genere: Drammatico

Per concludere una trilogia di film dedicata interamente all’amore, il regista Frederic Fonteyne, propone al pubblico la commedia agrodolce Tango Libre, presentata nella sezione Orizzonti alla 69esima Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia 69. Così, dopo Una relazione privata e La donna di Gilles, ecco che Fonteyne parte dal ballo del diavolo, ovvero il tango, per raccontare ancora una volta i rapporti umani, mescolando la voglia di libertà, la passione e la voglia di evadere, in senso stretto, dato che la storia è ambientata per lo più in un carcere.

JC (François Damiens), guardia carceraria, è un uomo con una vita piatta, a cui non capita mai nulla e che ha come unico sfogo quello di ballare proprio il tango, un ballo totalmente diverso dal suo modo di essere, dato che è il concetto di seduzione per eccellenza nella danza. L’uomo frequenta un corso serale una volta a settimana e balla, quasi per caso con Alice (Anne Paulicevich). Il giorno dopo, JC incontra Alice presso la sala visite della prigione. La donna infatti fa visita a due prigionieri, Fernand (Sergi Lopez) e Dominic (Jan Hamenecker), due vecchi amici di sempre. Il primo è il marito, mentre il secondo è il suo amante, finiti in prigione per aver ucciso una guardia durante un assalto ad un portavalori.

Con Tango Libre, il regista racconta una storia paradossale, dove una donna si trova a dover scegliere tra tre uomini, tutti innamorati di lei. Fonteyne punta tutto con molta intelligenza ad una sceneggiatura brillante, che regge, nonostante alcune situazioni improbabili, ad essere verosimile, tanto da appasionare lo spettatore, che di scena in scena si trova spiazziato e con nuovi elementi da riposizionare nel puzzle che compone una pellicola. Alla fine però il regista riesce a far incastrare bene tutti i pezzi, sfruttando l’ottima recitazione di tutti gli attori e anche grazie a dei personaggi perfettamente scritti da riportare come esempio per tutti gli studenti di cinema. Insomma si tratta di un’altra opera d’oltralpe che vale davvero la pena di guardare.

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