IN ITALIA IL MARCIO TROVA SEMPRE IL MODO DI VENIRE A GALLA: NOI CI RIFUGIAMO NEL CINEMA
Chiedere la grazia al Capo dello Stato per un reato di diffamazione giornalistica significa aver toccato il fondo e cominciato a raschiare per vedere se ulteriore spazio si trova tra i liquami della società. Questo post non ha nulla a che fare con il cinema, ma vuole esprimere un giudizio odierno sulla famigerata libertà d’opinione annoverata alla stampa. Lo sappiamo bene, quindi andiamo al sodo senza girarci intorno, in Italia questo privilegio non c’è quasi mai, i media sono studiati a tavolino per diffondere determinate notizie, esprimere effimere opinioni e per “informarci” su taluni problemi del Paese.
Fumo negli occhi soprattutto quando i piedi pestati sono di piccole dimensioni e gli argomenti camuffabili ne sorgono a centinaia. Parliamo del caso Fiorito, il solito imbroglione che poi inviteremo ai Reality Show e da cui magari Matteo Garrone farà l’ennesimo film coi fiocchi, parliamo del caso Sallusti, certo non uno stinco di santo, provocatorio direttore de Il Giornale, ma comunque un giornalista riconosciuto. Quello che ci sconcerta, rapportandoci all’argomento, non sono queste due figure, ma ben altre cose.
In primo luogo la sentenza ai suoi danni (emessa ieri dalla Corte di Cassazione): sproporzionata rispetto alla gravità dell’accusa, in un mondo in cui ladri e criminali se la spassano, gente che ci mette la faccia, antipatica che sia, viene crocifissa sul patibolo dello share televisivo. In secondo luogo la politica, che si muove solo per i suoi beneamati interessi, cercando in via DEL TUTTO ECCEZIONALE di trovare ogni cavillo per trasformare una pena in una sanzione pecuniaria: nemmeno nei film pulp cose del genere accadono, significa, come ai tempi del “casino elettorale” Polverini, che c’è un degrado morale e un livello di “corruzione mentale” così esteso da risultare impossibile una sanatoria, una via d’uscita.
Come un ratto perso nel sudiciume di una discarica, la salvezza fuori dai cumuli di spazzatura non è che una speranza data in pasto agli anni migliori della nostra vita. E infine, come ultimo punto, il finto sdegno di molti nostri colleghi “autorevoli”, tutti uniti contro la magistratura e talmente timorosi di perder la loro comoda poltrona, da essersi dimenticati di come loro reporter veri e propri non lo siano mai stati o come da anni siano così asserviti al voler pubblico da parlare senza meta, fino ad esaurire la saliva e senza che niente, neppure una virgola dei loro editoriali impeccabilmente griffati, risulti fuori posto.
Questo è il mio monito del giorno, il non cambiamento dovuto alla non azione di massa. Film4Life schifa la politica italiana del 2012 e con gesto di (in)sano populismo mediatico tira fuori tutto il suo rancore nei confronti di una casta dagli eccessivi privilegi. Di cui anche la nostra redazione fa parte. Fortuna il cinema, almeno sappiamo che si tratta di sola fiction.
Simone Bracci
Direttore Responsabile Film4Life