LA REDAZIONE SI ETTE A CONFRONTO SUL NUOVO FILM DI MATTEO GARRONE
Matteo Garrone torna a stupire: dopo il successo, di festival e di sala, di Gomorra, una nuova opera gli vale la doppietta a Cannes. Reality racconta la storia del pescivendolo Luciano che da Napoli va a Roma per partecipare ai provini della nuova edizione del Grande Fratello, ma fraintende tutto: crede di essere stato preso e si sente continuamente osservato. Crede che “quelli della televisione” non gli abbiano detto subito di essere stato scelto per entrare nella casa al solo scopo di metterlo alla prova. Questa sua fissazione viene prima alimentata dalla sua famiglia, poi però sua moglie capisce che qualcosa non quadra e cerca di farlo rinsavire, ma è già troppo trardi…
GENERE: drammatico
USCITA CINEMA: 28 settembre
1-QUALE TIPO DI PUBBLICO POTREBBE CONQUISTARE?
SANDRA MARTONE: Il film conquisterà certamente un pubblico adulto e lontano dalla realtà dei personaggi che il film descrive. La pellicola però secondo me dovrebbe, a scopo educativo, girare nelle scuole perché i ragazzi di questa generazione devo capire, divertendosi e l’ironia di certo nel lungometraggio non manca, quanto sia pericoloso avere un sogno tanto futile e quanto i media possano entrare nell’esistenza rendendola reality e non realtà.
FABIOLA FORTUNA: Garrone questa volta ha voluto colpire spettatori molto esigenti, quelli che amano un cinema “ibrido”, tra sogno e realtà, favola e cronaca. Reality è un film insolito, che non può piacere a tutti (forse nemmeno ai più) ma richiede, per essere apprezzato e compreso appieno, una certa sensibilità.
2-MANTIENE LO STILE CINEMATOGRAFICO DEL REGISTA?
SM: Inizialmente sì. Garrone è un regista che nei suoi precedenti lavori ha puntato moltissimo sulla ricostruzione di realtà del tutto plausibili e di personaggi con caratterizzazione così forte da essere totalmente verosimili. Nella prima parte del lungometraggio questo suo tratto permane: le scene della famiglia partenopea riunita in una cucina sgarrupata sembrano quasi rubate dalla realtà. Ad un certo punto però il film diventa surreale e, anche se il regista ha asserito che la dimensione che voleva ricostruire era quella della favola, questo salto risulta incoerente e quasi grottesco soprattutto perché, benché in quello che Garrone ha definito “un film che vuole essere un romanzo breve” gli elementi della favola ci siano tutti, manca il lieto fine che è parte imprescindibile della favola stessa
FF: Si, anzi, lo estremizza. La regia di Garrone (Gomorra ne è l’esempio lampante) si fonda sull’uso del piano sequenza che permette agli attori di esprimersi al meglio, di liberare la loro interpretazione dall’incombenza degli stacchi del montaggio. Una tecnica, quella dell’inquadratura lunga, che viene da una grande tradizione italiana e francese di modernità e “realismo”; in questa ultima prova è raro trovare scene risolte attraverso il montaggio: quasi tutto il film è raccontato attraverso lunghe e complesse scene dal carattere quasi teatrale. L’effetto è suggestivo e in effetti piuttosto realistico: Garrone è un ottimo autore, che con ogni nuovo film dimostra di affinare il suo stile, condizione fondamentale per ogni artista che si rispetti.
3-LO CONSIGLIERESTI MAI?
SM: La regia di Garrone è una garanzia di qualità. Dalla sceneggiatura alla fotografia è sicuramente, ad oggi, uno dei grandi esponenti del nostro cinema. Nonostante le mie perplessità non posso esimermi dal consigliare questo film, fosse solo per la scena finale che spiega un mondo.
FF: Certamente: l’originalità con la quale la tematica (in fondo non così inedita) viene affrontata e la pregevolezza del prodotto, possono bastare per consigliare positivamente questo film.
(28 settembre 2012)
SCRITTO DA SANDRA MARTONE E…