Venezia 69: 12 milioni di euro (pubblici) spesi per la mostra

ALTISSIMI INVESTIMENTI E (QUASI) NESSUN PREMIO. CHE SIA QUESTO IL VERO MOTIVO DELLA POLEMICA?

Un po’ come due bambini capricciosi ai quali il giocattolo, in questo caso a forma di Leone D’Oro o di Coppa Volpi, promesso non viene dato: “non parteciperò più a un festival” ha annunciato ieri Marco Bellocchio “e io a una giuria” lo ha seguito Matteo Garrone. Un po’ come se la Mostra INTERNAZIONALE del Cinema di Venezia dovesse sottostare a una sorta di autarchia dell’italico cinema, e allora andava bene Müller che ghettizzava la nostra settima arte nella sezione Controcampo Italiano. Italico cinema che tra l’altro quest’anno tolta Bella addormentata (che forse un premio lo meritava ma comunque il regista non doveva pretenderlo) e È stato il figlio (che ha vinto come miglior fotografia) al Lido non ha portato il suo meglio. La verità è che questa carenza di premi ha scottato gli animi dei gran capi dell’industria del cinema italiano. Perché? Perché dietro alla partecipazione delle pellicole al festival c’è un investimento notevole di fondi pubblici e privati: si pensi solo che la Rai, che al Festival ha portato una ventina di titoli, solo per sistemare i suoi 120 ospiti ha speso 200 mila euro.

La polemica di Bellocchio è solo la punta dell’iceberg di un malcontento sottolineato anche con il cinguettio di un tweet pubblicato dall’amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco che asserisce “I 16 minuti di applausi sinceri commossi a Bella addormentata sono scolpiti nei nostri cuori. Ma i giurati hanno capito il film?.” Magari Del Brocco sognava di bissare, in virtù di una conferma del suo mandato, il successo avuto a Berlino con Cesare deve morire dei Taviani e di Cannes con Reality di Matteo Garrone (in uscita il 27  settembre). 

Anche il Ministero per i beni culturali, con la sua Direzione generale per il cinema diretta da Nicola Borrelli, avrebbe gradito qualche riconoscimento avendo investito ben 7 milioni e mezzo dei 13 che servono a foraggiare l’evento veneziano e svariati altri mila euro per i progetti italiani sostenuti dal suo dipartimento.

Il caso di Bella addormentata diventa il simbolo del malcontento generale (e i primi dati degli incassi al botteghino certo non placano gli animi) perché il progetto è costato ben 6 milioni di euro frutto di una “colletta” di grandi produzioni: Rai Cinema, la Cattleya di Riccardo Tozzi, il Ministero con 900mila euro di finanziamento statale e la Film Commission del Friuli Venezia Giulia con 150mila. Mentre per È stato il figlio, vincitore di premi consolatori come quello per la miglior fotografia e per il giovane attore Fabrizio Falco. ha avuto un finanziamento di 400 mila euro e 100 mila dall’attivissima e potente Apulia Film Commission della regione guidata da Nichi Vendola che ne ha dati altrettanti a La nave dolce di Daniele Vicari fuori concorso. Stessa cosa per i film presentati nella sezione Orizzonti, il cui concorso è stato vinto dal cinese Wang Bing nonostante il  presidente della giuria Pierfrancesco Favino sia italianissimo, con alcuni dei titoli più belli visti in tutto il festival a partire dal capolavoro di Leonardo Di Costanzo L’intervallo (300 mila Euro del Mibac) fino a Bellas Mariposas di Salvatore Mereu (600 mila) e a Gli equilibristi di Ivano Di Matteo (800 mila). 350 mila sono inoltre gli euro statali per l’opera prima dell’attore Luigi Lo Cascio, La città ideale, presentato nella Settimana Internazionale della Critica, 800 mila quelli per Pinocchio di Enzo D’Alò e 150 mila per Acciaio di Stefano Mordini entrambi alle Giornate degli Autori.

La 69ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è costata cara alle casse, pubbliche e private, del nostro paese che è uscito sconfitto, o quasi, dal concorso e che invece di stringere la mano ai vincitori batte i piedi a suon di polemiche inutili rendendoci, ancora una volta, dei maleducatissimi padroni di casa.

(11 settembre 2012)

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