MARCO BELLOCCHIO CON LA SUA CORAGGIOSA OPERA È IL SECONDO ITALIANO IN GARA
GENERE: Drammatico
USCITA: 6 settembre 2012
Il pensiero era quello di trovarsi davanti a un film che raccontasse la vicenda di Eluana Englaro e invece il caso della ragazza rimane sullo sfondo ed è il leitmotiv che unisce quattro storie che alla sua sono legate solo per analogia o contrapposizione.
L’arco temporale in cui sono narrate le vicende dei vari protagonisti di La Bella Addormantata di Marco Bellocchio, secondo film Italiano presentato in gara alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è di soli sei giorni e parte dalla notte del 3 febbraio 2009 (giorno in cui tra le polemiche Eluana fu portata dalla sua casa di Lecco fino a Udine dove nell’ospedale la Quiete sarebbe stata messa in atto la sentenza di sospensione dell’idratazione e alimentazione forzata che la tenevano in vita).
Uliano Beffardi (Toni Servillo) è un deputato del PDL costretto, per ordini del partito, a votare a favore del decreto legge che avrebbe reso inoperante la sentenza della Cassazione. L’obbligo della scelta, lontana dalla sua idea di libertà che tempo prima lo portò a staccare la spina alla moglie, spinge l’uomo a decidere di lasciare la politica pur di non tradire il suo ideale. Intanto la figlia di Beffardi, Maria (Alba Rohrwacher), si reca a Udine per manifestare contro la scelta di porre fine alla sofferenza di Eluana proprio perché ancora provata dal dolore per la perdita della madre, ma lì incontra un ragazzo Roberto (Michele Riondino) che sta dall’altra parte delle sue convinzioni e se ne innamora. Intanto un’ex attrice, interpretata dalla straordinaria Isabelle Huppert, vive una vicenda molto simile a quella di Peppino Englaro senza però avere il coraggio che ha avuto l’uomo di lottare per la fine della non vita della figlia e distrugge così la sua carriera e il rapporto con il marito (Gian marco Tognazzi) e il figlio (Brenno Placido). In un ospedale dove, mentre scorrono inesorabili gli ultimi giorni di Eluana i medici scommettono sulla durata della sua vita, un medico, Pallido (Pier Giorgio Bellocchio, riconosce il suo passato di tossicodipendente suicida nella disperazione di una donna (Maya Sansa) che non vuole essere salvata ma che alla fine si lascia difendere e come nella favola da cui il film prende il titolo la principessa si risveglia dalla suo tormento con un bacio.
La grandezza del film di Bellocchio sta nel coraggio. Il coraggio di giudicare ferocemente la classe politica che trova il suo culmine nel dialogo tra Uliano Beffardi e lo psichiatra (Roberto Herlitzka), il coraggio di manifestare, soprattutto nel finale della storia interpretata da Isabelle Huppert, quanto sia distruttivo, a volte, non rinunciare alla speranza e stare alla volontà palese del destino. Splendida l’idea di inserire nella sceneggiatura la vicenda di una donna che tenta in tutti modi di togliersi la vita e metterla in contrapposizione con una vita ormai finita sulla quale un’etica incomprensibile si vuole accanire.
L’eccellente regia e la fotografia straordinaria, firmata da Daniele Ciprì, insieme a prove attoriali che trovano il loro massimo in dialoghi mai retorici, rendono il film di Bellocchio una degna opera della settima arte.