CONFRONTO TRA L’OPERA LETTERARIA DI SILVIA AVALLONE E QUELLA CINEMATOGRAFICA DI STEFANO MORDINI
Nonostante nella trama siano presenti alcuni elementi che rendono la realtà della fabbrica retoricamente meschina, come la superflua morte di Alessio, Acciaio opera prima di Silvia Avallone ha un notevole spessore narrativo nella descrizione delle due amiche, Francesca e Anna, che vivono la loro strettissima, quasi simbiotica amicizia che ha per sfondo i casermoni di Piombino case popolari destinate ai dipendenti delle acciaierie della zona.
Il linguaggio che usa la scrittrice nel tessere la storia è crudo, reale a tratti quasi freddo. I dialoghi tra i personaggi che girano intorno alle due amiche, Francesca che è costretta a subire le molestie del padre e Anna che un padre non ce l’ha accanto ma che ha un fratello, Alessio, che fa le sue veci, sono crudi e volgari, privi di abbellimenti. Veri.
Il regista Stefano Mordini ha deciso di usare le pagine della Avallone, che ha collaborato anche alla stesura della sceneggiatura, per dar vita al suo ultimo film presentato nelle Giornate degli autori all’ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
La scelta di usare la pellicola per trasporre sul grande schermo Acciaio è, insieme alla fotografia e alla colonna sonora del lungometraggio, una delle poche scelte giuste del regista. I visi puliti delle due protagoniste interpretate da Matilde Giannini e Anna Bellezza (entrambe brave nei loro ruoli considerando che questa è la loro prima apparizione sollo schermo), sembrano molto lontani a quelli che la Avallone ha descritto nelle sue pagine. Perfetto invece Michele Riondino nei panni di Alessio ma la sua storia d’amore con Elena (Vittoria Puccini), figlia di un medico e scappata dalla realtà della provincia per poi tornarci come tagliatrice di teste, è poco sviluppata e quasi accennata rispetto all’importanza che ha nel romanzo.
Poco sviluppato è anche il bisogno di evadere delle due ragazze, che sfruttano la loro bellezza per rendere più veloce la lontana età adulta – sinonimo di libertà -, da una realtà a loro stretta e che vedono nella vicina, ma pur sempre al di là del mare, Isola D’Elba la speranza. Tutti personaggi sembrano solo accennati, non c’è introspezione nel film di Mordini che comunque, come il libro, è in grado, con splendide immagini, di rendere l’acciaieria, il sudore dei suoi operai e la paura di alcuni ragazzi che quel panorama invadente sia l’unico futuro possibile i veri protagonisti della storia.
(23 ottobre 2012)