Ballata dell’odio e dell’amore: recensione film

IL VISIONARIO CIRCO DI ALEX DE LA IGLESIA FINALMENTE IN ITALIA

GENERE: horror

DATA DI USCITA: 8 novembre 2012

“And I must be
an acrobat
to talk like this
and act like that.
And you can dream,
so dream out loud
…don’t let the bastards grind you down” è Acrobat, canzone degli u2, che vien voglia di ascoltare una volta usciti dalla sala dopo aver visto Ballata dell’odio e dell’amore film di Alex de la Iglesia arrivato per la prima volta in Italia 2 anni fa alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e verrà distribuito solo dal nelle sale italiane solo dall’8 novembre.

Il circo, come grande metafora della vita e delle sue passioni, è il palcoscenico su cui viene messa in scena la storia di Javier che inizia con una digressione che ci spiega come il padre nel 1937 nel suo ruolo di Clown Triste sia stato costretto, armato di machete, a combattere con gli altri artisti del suo spettacolo solo perché Franco glielo ordinò.

Si torna al presente 1973 e Javier è un uomo segnato dal suo passato e terrorizzato dalle relazioni interpersonali, non è lui ma è la sua vita a essere non dissimile a quella di un Clown Triste. Tutto scorre lento finché finalmente un circo non gli propone di affiancare il Clown Allegro e Javier, protagonista dell’unico mondo che ha mai conosciuto e nonostante la crudeltà dei ricordi che a quello sono legati, incomincia a esistere con tanta forza da arrivare a innamorarsi di Natalia acrobata e donna di Sergio, il Clown Allegro, uomo rabbioso e crudele che Javier affronta a testa alta.

La grandezza del film del regista spagnolo sta nel suo rendere una storia semplice totalmente visionaria facendo un bellissimo ritratto della passione umana che se acceca e si tramuta in cruenta violenza pari solo, forse, a quella della guerra.

Con un’eleganza rara per i film di questo genere de la Iglesia riesce a tramutare un menage trois tra i più banali in un horror sanguinario sottolineando l’assenza di differenza tra uomini e animali quando la gelosia diventa dirompente. Splendido il parallelismo tra l’elefante che non vuole che nessuna donna si avvicini al suo domatore e la possessività di Javier nei confronti di Natalia.

L’atmosfera sofisticata che creano i personaggi del circo rimanda senza dubbio a Fellini ma nello stesso tempo citazioni sparse di Hannibal Lecter e King Kong non fanno altro che sottolineare il parallelismo tra uomo irrazionale e animale. La maschera di Javier sul finale, che poi è quella che resterà per sempre sul suo viso ricorda inevitabilmente il Jocker interpretato da Heat Ledger.

Sembra una danza, una ballata appunto, questa pellicola magistralmente interpretata da Carolina Bang nei panni di Natalia e da Carlos Areces in quelli di Javier. Una danza popolare, ambientata negli anni di decadenza del regime franchista, che parte lenta in un continuo scambio tra vittime e carnefici, uomini e animali.

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