LEI SCRITTRICE ED EX ATTRICE, LUI REGISTA E ATTORE, UNITI NELLA VITA E NEL LAVORO
Sergio Castellitto non ha mai ricevuto spinte dalla famiglia per diventare attore e l’ambiente in cui è cresciuto non gli ha mai offerto nessuna possibilità di avvicinarsi al mondo dello spettacolo. L’esigenza di recitare è venuta da sé, con ritardo rispetto ai “normali” tempi della formazione dei giovani attori: Castellitto è entrato in Accademia a 25 anni e da quel momento non ha più abbandonato il set; ama molto quel luogo magico in cui si creano illusioni in grado di emozionare e di raggiungere un gran numero di persone. Lo ama così tanto che, dopo anni passata davanti le macchine da presa di tutto il mondo (ha recitato soprattutto in Italia ma anche in Francia, Stati Uniti e Cina), ha deciso di cambiare posto e sedersi dietro l’occhio meccanico.
Un cambiamento radicale che è stato condiviso anche da una giovane attrice promettente, che poi è diventata sua moglie. Margaret Mazzantini nasce professionalmente come interprete teatrale di classici ma dopo una brevissima quanto brillante carriera, smette improvvisamente di salire sul palco e prende in mano una penna con la quale riempie i fogli del quadernino che Castellitto le ha regalato. Le vite dei due artisti si uniscono negli anni ’90, prima con il matrimonio, poi con Libero Burro, primo film da regista di lui e ultima apparizione come attrice di lei.
Attraverso le vicende del geometra Libero, Sergio Castellitto tira fuori la sua vena creativa, riversa in pellicola tutti gli insegnamenti assimilati in anni di recitazione con sommi autori come Ettore Scola, Mario Monicelli, Jacques Rivette, Marco Ferreri, ma anche da registi più giovani ed estrosi come Felice Farina e Francesca Archibugi. I film diretti da Castellitto li contengono un po’ tutti questi autori, li rielaborano e ce li ripropongono con tanta ironia ma anche con amarezza e, a volte, durezza nelle storie.
L’impeto creativo del neo regista si indirizza, per la prima volta nel 2004, verso una storia scritta da Mazzantini, o meglio, su un suo libro. Castellitto realizza infatti l’adattamento cinematografico del best seller Non ti muovere, che decide anche di interpretare, auto dirigendosi. Sei anni più tardi, la coppia torna al cinema con un film che somiglia molto ad una commedia, La bellezza del somaro, che contiene innumerevoli spunti e riferimenti cinefili e artistici in generale, ma che sembra essere meno vitale (soprattutto dal punto di vista estetico ma anche dei contenuti). La sceneggiatura di Mazzantini si mostra un po’ caotica, mentre la regia di Castellitto pare “normalizzarsi”: si vedono pochi guizzi creativi rispetto ai due film precedenti.
Il prossimo novembre uscirà nelle sale l’ultimo lavoro che i due hanno realizzato insieme: Venuto al mondo è tratto dall’omonimo romanzo di Mazzantini uscito nel 2009, la cui storia ha come sfondo l’assedio di Sarajevo avvenuto nel 1992. Come anche in Non ti muovere, un ruolo chiave (anche se non quello della protagonista) viene affidato a Penelope Cruz, dalla quale ci sia aspetta un ottimo lavoro sulla scia della caratterizzazione dello strepitoso personaggio di Italia. Castellitto si spinge verso nuove frontiere, affronta nuove prove tematiche e si mette di nuovo in discussione con un film che si potrebbe definire “impegnato”; starà forse cercando un riscatto di pubblico e critica dopo l’insuccesso di La bellezza del somaro, oppure è solo ispirato dalla storia di Gemma, questo potremo dirlo solo dopo aver visto il suo quarto film da regista.
(26 ottobre 2012)