On the road: recensione

DALL’11 OTTOBRE AL CINEMA IL FILM ISPIRATO AL CAPOLAVORO DELLA BEAT GENERATION

GENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 11 ottobre 2012

È stato forse uno dei film più attesi allo scorso festival di Cannes sia perché si tratta della prima trasposizione cinematografica del romanzo On the road di Jack Kerouak, manifesto della letteratura americana contemporanea e della beat generation, e poi perché la gestazione della pellicola è stata lunghissima: il primo ad aver avuto l’idea di portare il libro di Kerouak sul grande schermo è stato Francis Ford Coppola, produttore del lungometraggio, ma solo Walter Salles ha trovato il coraggio di rendere l’idea pellicola dopo molti anni di lavoro.

L’incipit del film non dista da quello del romanzo: subito dopo la morte del padre, Sal Paradise (pseudonimo che usa Kerouak nel libro per narrare di se stesso) , un aspirante scrittore di New York, incontra l’affascinante Dean Moriarty (pseudonimo di Neal Cassady) sposato con l’emancipata e seduttiva Marylou. Sal e Dean diventano subito amici e, determinati a non restare imprigionati in una vita soffocante, partono per un viaggio sulla strada assieme a Marylou. Avidi di libertà i ragazzi partono alla scoperta del mondo e di loro stessi.

Dando un’occhiata agli interpreti il timore più grande è stato quello di ritrovarsi davanti a un teen road-movie, soprattutto per la presenza di Kristen Stewart nei panni di Marylou, invece l’attrice marchiata a fuoco dal ruolo di Bella nella saga di Twilight stupisce nella sua interpretazione della sexy e sfatta. Scongiurato il pericolo di dare vita a un film per teenager però Wallter Salles cade in un tranello ancora peggiore dando vita a un lungometraggio per un pubblico mainstream cosa che Kerouak non avrebbe mai sperato per nessuno dei suoi lavori.

On the road è un romanzo che l’autore scrisse in prima persona e che racconta minuziosamente e con una cronologia precisa anche se episodica un viaggio che intraprese, inizialmente da solo, verso la costa est degli Stati Uniti. Il punto focale del libro sta nel rapporto tra l’autore e Dean Moriarty che sul grande schermo viene ridotto alla narrazione di una fortissima amicizia al limite dell’omosessualità.

Non si viaggia molto o almeno non si viaggia quanto si dovrebbe nel film di Salles che intelligentemente limita la voce di Sal fuori campo e furbescamente, e per necessità di tempo, sceglie di trattare solo alcuni episodi del libro restando totalmente fuori da quella che Kerouak stesso definiva una prosa spontanea e creando qualcosa di costruito a tavolino con gran pregio e ben poca sostanza.

La splendida fotografia curata da Eric Gautier, già coinvolto in Into the wild, fatta di straordinarie landscape americane è tutto ciò che rimane impresso di questo film insieme alla bellissima colonna sonora composta da una selezione di ottimo jazz.

Se c’era bisogno di avere la conferma che certi capolavori della letteratura non possono essere dati in prestito al cinema senza essere sminuiti On the road di Walter Salles lo è.

Ma non importa, direbbe Kerouak, la strada è vita, anche quella sbagliata.

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