Twende berlin: recensione documentario

UN GRUPPO DI CANTANTI KENIOTI A BERLINO PER COMBATTERE LA GENTRIFICAZIONE E DIFENDERE GLI SPAZI PUBBLICI

GENERE: documentario

DATA DI USCITA: 23 novembre 2012

Upendo Hero (“l’eroe dell’amore”), un omino in tuta grigia da operaio e dalla testa a forma di cuore, si batte per difendere lo spazio pubblico e le relazioni umane che si sviluppano al suo interno; il maskani (lo “spazio pubblico” appunto) è minacciato dalle industrie, dal commercio e dal progresso, che inseguono la legge del guadagno e sommergono chi non vuole vivere solo di e per i soldi ma anche d’amore. Un gruppo di cantanti kenioti viene inviato a Berlino da Upendo Hero con la missione di difendere gli spazi pubblici e combattere la gentrificazione.

Twende Berlin è un documentario firmato dallo stesso Upendo, una sorta di cronaca del viaggio dei suoi “soldati” nella capitale tedesca, sulle tracce della libertà d’espressione e dei liberi spazi aperti. La città ci viene mostrata in tutta la sua vivacità e bellezza: vediamo strade poco famose, quartieri periferici, ristoranti di cucina straniera e luoghi come Yaam, Raw Temple e Tacheles, in cui si lavora per mantenere viva l’arte non istituzionale, quella fatta dalla gente. Parole come “amore”, “libertà” e “spazio” sono al centro dei dialoghi e della ricerca dei protagonisti. Gli inviati di Upendo vogliono documentare il fenomeno della gentrificazione che dagli anni ’80 sta colpendo i quartieri artistici di Berlino.

La gentrificazione è poi messa a confronto con il colonialismo: entrambi, ci spiegano i protagonisti, sono fenomeni che limitano lo spazio pubblico, ovvero la libertà espressiva e la cultura di un popolo; in questo film vengono messi a confronto con ironia e intelligenza, in modo da spiegarne le dure conseguenze sulla popolazione oppressa. I berlinesi delle fasce sociali più basse e i kenioti sono in qualche modo vittime delle stesse limitazioni e per questo accomunati. L’elemento più brillante del film sta nel modo in cui l’autore sceglie di raccontare le cose: espone temi molto seri in modo leggero e soprattutto cinematograficamente coinvolgente.

Un altro fattore che avvicina gli artisti di Berlino agli uomini di Upendo è la musica: la colonna sonora del film non può passare inosservata perché, oltre ad essere molto piacevole (canzoni rap e hip hop si alternano a pezzi reggae) è parte integrante del racconto e anche dell’estetica del film; ne influenza forma e contenuto: le sequenze in cui i protagonisti cantano e suonano in studio o per le strade sono dei veri e propri videoclip. I testi delle canzoni poi, seguono le vicende e le commentano, come se fossero parte della sceneggiatura.

Il messaggio di Twende Berlin è chiarissimo, allegro, prorompente. Arriva al cuore ma anche alla coscienza. Indubbiamente, un documentario riuscitissimo.

(31 ottobre 2012)

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