TRE FILM IN CONCORSO: TABUN MAHABUDA, SUN DON’T SHINE E L’ITALIANO NOI NON SIAMO JAMES BOND. DA NON PERDERE PER TORINO XXX FINAL CUT – LADIES AND GENTLEMEN.
Ricca giornata di anteprime per il sesto giorno del 30 TFF. Verranno infatti proiettati per la stampa e poi per il pubblico tre film per la sezione Torino 30, dedicata alle opere prime, seconde e terze dei registi, e che concorrono alla vittoria finale, che sarà decisa entro l’1 dicembre dalla giuria internazionale presieduta da Paolo Sorrentino.
Tabun Mahabuda/ The First Aggregate di Emyr ap Richard e Darhad Erdenibulag è la storia di uno stuntman che ottiene finalmente una parte da protagonista. Corpi che sono solo involucri da abitare, rapporti umani insondabili, per una storia raccontata con rigore e grande intensità. La pellicola partecipa anche al Premio Cipputi, assegnato al miglior film sulle tematiche del lavoro. Altro film in concorso, Sun don’t Shine di Amy Seimetz, è un noir on the road, dove una giovane coppia cerca allontanandosi con un’auto da corsa dai sensi di colpa. I riferimenti sono molto chiari: Malick e Cassavetes. Nervoso, allucinato, onirico, ottimo esordio alla regia per la Seimetz, in un racconto sui fardelli fisici e metafisici che lasciano nell’uomo le azioni sbagliate. Non non siamo come James Bond è invece l’ultimo film italiano in concorso di Mario Balsamo. Due amici e un viaggio che è rimasto indelebile nei loro ricordi: natura, gioventù, il mito di James Bond. Ora, dopo molti anni e una malattia che entrambi si sono lasciati alle spalle, è giunto il momento di fare i conti con il presente: quindi, telefonano a Sean Connery. Con ironia e senza compiacimento, scritto e interpretato da Mario Balsamo con Guido Gabrielli, un film che è un romanzo autobiografico, un gesto rabbioso di rivolta, una pubblica confessione.
Infine per la sezione TORINO XXX c’è da segnalare Final Cut – Ladies and Gentlemen di György Pálfi, che compie un gesto coraggioso ovvero montare oltre 500 film che hanno fatto la storia del cinema. Film classici, assemblati in modo da creare anacronistici (e irresistibili) intrecci sentimentali fra le icone di celluloide di tutti i tempi. L’amore sub specie cinematografica. Ci sono voluti ben tre anni di lavoro per l’eccentrico regista ungherese Pálfi per realizzare quest’opera: un piccolo gioiellino per veri appassionati di cinema.
Alle 17:15 inoltre alla proiezione di Time Without Pity per la retrospettiva su Joseph Losey è stato abbinato il 60esimo compleanno della rivista Positif.