Ci vediamo a casa: conferenza stampa del film

IL CAST E IL REGISTA DI CI VEDIAMO A CASA PRESENTANO IL FILM: ECCO LE FOTO

 

La prima domanda è per Maurizio Ponzi. Come è nato questo tuo ritorno alla regia cinematografica con una commedia leggera che tratta temi che giustificano la presenza di un cast così giovane?

Maurizio Ponzi: Non facevo film per il cinema da molti anni ma nel frattempo ho lavorato per la TV. Erano due o tre anni che accarezzavo l’idea di questo soggetto. Diventa sempre più difficile fare film ma mi sono fatto forza, contando su una produzione giovane e su un cast di amici. E ci sono riuscito. E’ uno dei miei film che preferisco. Credo di essere arrivato a quella leggerezza con una disinvoltura che forse solo la mia età di permette di avere.

 

Nel film la scena di sesso più esplicita è quella tra i personaggi di Myriam Catania e Giulio Forges Davanzati mentre quelle tra la coppia di gay sono solo accennate. E’ una scelta voluta forse perché l’Italia è un Paese poco pronto per queste scene?

Maurizio Ponzi: E’ vero. La scena di sesso più esplicita è quella tra Myriam e Giulio e avviene dopo che il ragazzo le “regala” le chiavi dell’appartamento, volevo sottolineare come arrivano a quella “foga” dopo che lui le ha dato le chiavi di casa. Invece sicuramente vedevo la storia tra i due ragazzi gay come un idillio che sarebbe stato guastato da scene più esplicite. Comunque mi sono rifatto da questa mancanza con il “si” che i due gay si scambieranno.

 

Per Nicolas Vaporidis. Vuoi raccontare il clima del film? Il problema legato alla precarietà riguarda anche la casa e tutte le storie sono legate da questo tema. E poi vuoi dire qualcosa sul tuo rapporto con questa mamma un po’ particolare interpreta da Giuliana De Sio?

Nicolas Vaporidis: Mi è piaciuto molto interpretare questo personaggio anche se devo dire che avevo un po’ timore, non sapevo se potevo interpretare un gay. Quando ho letto la sceneggiatura ho capito che Enzo, il mio personaggio, non deve dichiararsi, è come se la sua omosessualità l’avesse già affrontata e dichiarata, lui vive consapevolmente la sua omosessualità, non è eccessivo, né sopra le righe. Mi piaceva questo aspetto non conflittuale, riconosciuto anche dalla madre. E mi piaceva com’è l’approccio con il personaggio di Primo (Reggiani), si guardava più al sentimento. Il rapporto tra due uomini è uguale a quello tra uomo e donna, non cambiano le cose, è lo stesso tipo di sensazione, di sentimento.

 

Primo Reggiani: Mi dispiace solo dover parlare solo ora di un film fatto un anno fa! Lavorare con Ponzi e con Nicolas è stato per me un onore. Ringrazio Maurizio perché il film l’ho trovato di un’eleganza e di una delicatezza rare, soprattutto nel nostro episodio.

 

Per Edoardo Leo. La tua storia è un’altra storia di precarietà che si intreccia anche con la precarietà del cinema?

Edoardo Leo: Nel film affronto il tema del ragazzo che ha avuto problemi con la giustizia, in questo caso l’inserimento nella società non è solo lavorativo ma riguarda anche la casa. Conosco Maurizio Ponzi da tanti anni e ammiro la sua visione particolare. Penso che il risultato sia interessante, una commedia molto atipica in questo momento in cui si tenta di inscatolare un po’ tutti i generi.

 

Per Giuliana De Sio. Puoi parlarci del tuo personaggio di mamma sui generis? Come si è evoluto il tuo rapporto con Maurizio Ponzi?

Giuliana De Sio: Il mio personaggio è un piccolo mostro che io tento di rendere un po’ simpatico. Questa mamma è assolutamente originale, fricchettona fuori tempo che cova rancori per vecchi scontro con la polizia, ha una visione libera anche nei confronti del figlio gay ma in realtà è razzista, avida, avara. E’ un personaggio con molte contraddizioni e a me questi personaggi piacciono perché le persone sono tante cose insieme. Con Maurizio ho fatto nove film tra cinema e televisione tra cui alcune cose importanti. Anche questo film è originale e leggero, l’unico “graffio” è il mio personaggio perché forse è quello più politicamente scorretto.

Il mio rapporto con Maurizio non aveva bisogno di evolversi. Noi abbiamo cominciato con una cosa difficile, “Hedda Gabler” un film per la TV tratto da Ibsen (Ponzi ha tenuto a specificare che la De Sio aveva 23 anni… 30 anni fa! E l’attrice lo ha spiritosamente ammesso!). Abbiamo condiviso cose ben più importanti dei film insieme. Il nostro è un rapporto duraturo, quando Maurizio mi chiama, io ci sono sempre.

 

Un’altra domanda per il regista. Tra gli sceneggiatori c’è anche la firma di Giancarlo De Cataldo e nel film c’è anche qualche sfumatura noir che poteva portare in quella direzione. Il film era nato noir e poi è diventato commedia oppure era stato pensato commedia fin dall’inizio?

Maurizio Ponzi: No, l’apporto di De Cataldo è stato importante ma non in questa direzione. De Cataldo ci ha aiutato in alcune scene come nella sequenza del poliziotto che perseguita il personaggio di Ambra Angiolini e nella scena finale in chiesa ma i tratti salienti delle tre storie erano già perfettamente delineati nel soggetto.

 

Che difficoltà di produzione e distribuzione ha affrontato il film? Dario Argento di recente ha dichiarato che in Italia le commedie hanno vita più facile, ma questo film, pur essendo una commedia, non ha avuto vita facile.

Maurizio Ponzi: Il problema vero è quello della distribuzione. Quando si esce dalle due maggiori case di distribuzione, si diventa come degli “alieni” che hanno difficoltà a trovare la distribuzione nelle sale. La nostra uscita ritardata è dovuta alla canzone di Dolcenera che aveva scritto per il film ma che è stata presentata al Festival di Sanremo e abbiamo dovuto aspettare aprile-maggio, e poi abbiamo avuto l’incontro felice con Microcinema. A quel punto far uscire il film in primavera inoltrata non era il caso. Per quanto riguarda la dichiarazione di Dario Argento devo dire che non è vero che basta essere commedia per uscire al cinema. E poi c’è commedia e commedia.

 

Torniamo al cast. E a Myriam Catania che parla del suo personaggio.

Myriam Catania: Io interpreto una borghese privilegiata a cui hanno regalato tutto, anche la casa e sbatte i piedi quando le viene portata via. E’ un personaggio che non mi somiglia affatto. In lei c’è una doppia valenza perché c’è anche il problema della convivenza. Nel percorso compiuto nel film il mio personaggio cambia, comincia a lavorare ma non certamente nel migliore dei modi, è una ragazza furba e arrivista.

 

Un’altra domanda per Ponzi, a proposito della scelta di far concludere tutto in una Chiesa, come mai? E poi ci puoi parlare della scelta di tre diverse location per le case, tre quartieri di Roma?

Maurizio Ponzi: Ho scelto tre diversi quartieri di Roma per tre diversi ambienti sociali e tre destini diversi: Monteverde, Ostia e il Prenestino.

Dal punto di vista pratico, la scelta di ambientare in chiesa l’ultima scena era quasi obbligatoria per il matrimonio di una delle tre coppie ma c’è una ragione più profonda e sottile che non rivelo. Il finale del film è una specie di piccolo “giudizio divino” sulle tre coppie. I gay fanno un “piccolo matrimonio” solo tra loro, Vilma (Ambra) e Franco (Edoardo Leo) vanno in una specie di purgatorio perché tra di loro c’è in sospeso la morte dell’anziano Giulio. E poi c’è la terza coppia, Gaia (Myriam Catania) e Stefano (Giulio Forges Davanzati) che non sono neanche degni di entrare in chiesa perché nelle loro vite sono riusciti solo a fare una piccola società e a mettersi in affari insieme.

 

Per Antonello Fassari. Ci puoi dire qualcosa del tuo personaggio?

Antonello Fassari: Mi dispiace di non aver conosciuto Maurizio prima perché probabilmente anch’io avrei fatto nove film con lui. Avendo compiuto sessant’anni e non avendo nessuna paura di invecchiare, è il mio lavoro che mi permette di invecchiare coi personaggi. La bellezza di questo personaggio di pensionato che interpreto è che innanzitutto non è parente di nessuno degli altri personaggi, il secondo aspetto è che è una persona sola e poche volte mi è capitato di fare personaggi soli. Oggi sono rimaste delle nostalgie di un tempo passato, mi piace il momento fatale del mio personaggio che sale su un tram, visto che i tram sono stati la sua vita. Sono felice di aver trovato un bel personaggio e di questa complessità che c’è nel film restituita però con una leggerezza fantastica.

 

Per Giulio Forges Davanzati. Ci puoi parlare del tuo personaggio?

Giulio Forges Davanzati: La storia mia e di Myriam (Catania) era molto interessante e anche uno degli episodi più difficili da interpretare perché sono due mostri di superficialità. Era molto

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