End of watch – tolleranza zero: recensione film

L’ADRENALINICO POLIZIESCO CON UN INTENSO JAKE GYLLENHAAL

GENERE: Azione

USCITA: 22 novembre 2012

A volte ci si lamenta quando certi film seguono in modo fin troppo marcato le linee guida del genere a cui appartengono, risultando privi di alcuna sorpresa. Altre volte invece ci sono film che fanno di tutto per seguire tutte le convenzioni possibile del genere e, complice una buona consapevolezza del mezzo tecnico e un buon cast, convincono ed emozionano: è il caso di End of Watch – Tolleranza Zero, terzo film di David Ayer, noto per aver firmato la sceneggiatura di Training Day, che confeziona qui la pellicola più matura della sua carriera di regista e sceneggiatore.

La storia si concentra su due poliziotti tostissimi, legati da una forte amicizia e sulla loro routine nel quartiere messicano di Los Angeles, dove sparatorie, incendi e cadaveri lasciati nelle cantine sono all’ordine del giorno. Le cose si metteranno male, quando scoprono per caso un carico di droga tra i più ingenti mai trovati dalla polizia.

Il film è sostanzialmente un ‘ibrido’ che si pone tra il genere del found footage stile Cloverfield e Blair Witch Project con telecamera portata dal protagonista o riprese dal circuito di sicurezza e l’action movie convenzionale, con sequenze da capogiro che utilizzano degli stacchi di montaggio velocissimi, manco fossimo in un film di Greengrass (Bourne Supremacy e Ultimatum). Più volte il regista sembra fregarsene della grammatica cinematografica, facendo continui sbalzi di campo, ma chi è attento alla scena televisiva, si renderà conto che questa tecnica per un certo senso ‘snaturata’ è finalizzata all’immersione nei fatti, come accade nelle Sit-Com The Office e Parks and Recreation.

Oltre all’utilizzo di una tecnica non nuova, ma utilizzata in modo folgorante, abbiamo una storia d’amicizia Vera, come non se ne vedevano da tempo nel cinema poliziesco. Sembra quasi di trovarsi a una versione cupa dei poliziotti di Arma letale, vista l’alchimia tra Gyllenhaal e Peña, anche se l’umorismo è molto più sciatto e terra-terra: in una parola più vicino alla nostra generazione.

Arricchito da un’ottima colonna sonora, dove spiccano i Black Rebel Motorcycle Club, Mazzy Star e Joshua Homme dei Queens of the Stone Age, End of Watch è uno dei migliori film d’azione visti quest’anno. Jake Gyllenhaal sembra ancora memore di Jarhead nella parte e risulta forse ancora più tosto questa volta rispetto a quando era soldato nel film di Mendes. Ovviamente l’attore lanciato da Donnie Darko non tiene la corazza per tutta la durata del film e quando l’umanità del personaggio si manifesta sotto i nostri occhi, allora vediamo all’opera un grande attore, ingiustamente meno acclamato di altri.

All’uscita dalla sala resta impresso un breve scambio di dialoghi tra due personaggi “Ce l’avete un’anima?” “Si, ma la lasciamo a casa”. Sembra giusto. Ma prima o poi quella torna, soprattutto nella missione della vostra vita.

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