IL VISIONARIO CINEASTA VA INDIETRO NEL TEMPO COL SUO NUOVO LAVORO
Torna a casa Tim Burton anche se solo per un attimo. Ormai lui vive da dieci anni a Londra con sua moglie, Helena Bonham-Carter volto presente in quasi tutti i suoi film, e i suoi due bambini. Un ritorno alle origini per presentare Frankeweenie. E anche Frankeweenie, il lungometraggio in cui Burton ha usato la tecnica da lui amata dello stop motion e che racconta la storia della tenera e immortale amicizia tra un bambino e Spookie, il suo cane, è un ritorno alle origini: il film riprende la storia di un cortometraggio che il regista girò nel 1984 finanziato dalla Disney ma che alla Disney non piacque perché troppo dark. A quasi 30 anni di distanza , però, è stata la stessa casa di produzione a realizzare questa pellicola visionaria, dark e romantica in perfetto stile Burton: “Frankenweenie ha seguito le regola del buon vino. Ci ha messo parecchio per maturare al punto giusto. Ci misi dieci anni per realizzare Nightmare before Christmas, ovvero sono abituato alle lunghe gestazioni. E aggiungo che la tecnica stop-motion è un mondo rarefatto di dettagli e di certosina pazienza, è tutta basata sul tempismo e la capacità di riunire la gente giusta nel momento giusto” ammette lo stesso cineasta.
Come piccolo protagonista del film, Victor, anche il regista si sentiva da piccolo emarginato: “mi consideravano uno strano, uno con la testa sempre tra le nuvole. Gli insegnanti mi facevano paura. Non facevo sport, se non per obbligo. Sognavo d’essere uno scienziato pazzo. Ma le memorie non corrispondono mai esattamente alla realtà. Ogni mio film è la proiezione di un sogno. Come Fellini, col mio cinema cerco di parlare tramite il sogno della realtà di tutti noi” ricorda Burton. E anche in Spookie, il cane, c’è qualcosa di autobiografico infatti, dice “è ispirato al cane della mia infanzia, Peppi”.