UN DOCUMENTARIO CHE CON REALTÀ E FICTION SPIEGA IL DOLORE DI CHI SUBISCE SOPPRUSI
Dall’inizio dell’anno a ora sono 105 le donne uccise da uomini che siano sconosciuti, mariti o compagni. L’80% di queste hanno inutilmente denunciato i loro assassini, prima del tragico epilogo, per stalking.
Oggi, nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne la RAI ha mandato in onda un docufilm, Giulia ha picchiato Filippo, che racconta, attraverso le voci di persone che hanno subito questi soprusi, le storie di chi ha avuto il coraggio di denunciare e andare via.
Il documentario diretto da Francesca Archibugi è diviso in due parti: nella prima vi sono le testimonianze ragazze che si sono rivolte all’Associazione differenza donne, un centro antiviolenza che accoglie chi è stata vittima di percosse e i loro bambini molto spesso turbati dalla situazione quanto, se non più, delle stesse madri.
“Era come se avesse l’anima spenta” così un carabiniere descrive una di queste vittime coraggiose che hanno avuto la forza di oltrepassare il senso di colpa inculcato dall’appartenenza culturale a un mondo che giustifica la violenza sulle donne.
Nella seconda parte del docufilm una breve fiction ha come protagonisti due bambini, Giulia e Filippo: stavolta è lei che ha spinto lui dopo che più volte è stata picchiata, eppure è sempre lei a dover chiedere scusa. Con la straordinaria partecipazione di Riccardo Scamarcio, nel ruolo del padre di Giulia e di Yasmine Trinca, nel ruolo della madre di Filippo la breve fiction vuole sottolineare quanto la violenza maschile venga antropologicamente tollerata.
Di strada perché il coraggio di denunciare divenga comune ce n’è ancora da fare. Bisogna rendersi conto che il silenzio da il permesso di continuare. E finché c’è silenzio ancora molte anime rimarranno spente.