PAPPI CORSICATO IRONIZZA SULLA MANIA DELL’APPARIRE
GENERE: commedia
DATA DI USCITA: 11 aprile 2013
“La tua faccia ha stancato” è una delle prime battute del lungometraggio firmato da Pappi Corsicato, Il volto di un’altra, lunga e comica metafora dell’apparire.
Bella (Laura Chiatti) è una presentatrice televisiva e il suo show sta per essere cancellato perché il pubblico oramai è stufo di lei. Sposata con Renè (Alessandro Preziosi), chirurgo plastico direttore di una clinica dove tutti i pazienti sono più simili a zombie replicanti che a persone. Bella fa un incidente stradale: il marito le fa credere che resterà sfigurata ma quando lei scopre la contraria realtà decide di stare al gioco per prendere la lauta somma che l’assicurazione pagherà per la sua rovina.
Il lungometraggio è una lunga e giocosa riflessione sulla società di oggi, su ciò che è diventato il nostro quotidiano tra il non essere, la spettacolarizzazione del dolore e la divinazione dei personaggi televisivi.
Corsicato con un’ironia spesso tagliente e scene volutamente eccessive e parodistiche nei confronti dello spettacolo e della fiction, mai casuali, sbeffeggia la mania dell’apparire dove se non si è perfetti è “come essere morti”, l’idolatria del personaggio di turno e questa tendenza a far proprio il dolore altrui: le persone comuni che vegliano sulla salute di Bella sotto il balcone della sua clinica non sono lontane dalla realtà, solo caricate per tentare di rendere quello che siamo diventati meno ridicolo attraverso un eccesso che comunque non ci è lontano. Tutto è corrotto in Il volto di un’altra: non vi è spazio a sentimenti o morale, che siano veri o falsi e anche una suora è pronta a vendere l’anima al diavolo dei media pur di tirar su qualche soldo. L’unica che alla fine si redime è la protagonista ma la motivazione non è alta né tantomeno pura: lo fa perché scopre che il suo stesso marito ha tentato di incastrarla per prendere il suo posto in un programma e smettere di essere l’eterno secondo.
Tutto è corrotto, tutto succube dell’irrealtà che entra sotto pelle esattamente come collagene dell’anima, tanto che le parole di Bella che palesano la truffa invece di essere accolte con un applauso alla sincerità vengono prese come l’ennesima azione mediatica e applaudite proprio per questo. E alla fine, come è giusto che sia, in una liberatoria scena, il pubblico in delirio di consensi nell’incapacità di distinguere l’irreale dalla realtà, il costruito dal vero, sperando che qualcuno guardando i loro volti finto faccia lo stesso, viene ricoperto, letteralmente, di merda.