Itaker-vietato agli italiani: recensione film

TRA STORIA E ROMANZO IL LUNGOMETRAGGIO DI TONI TRUPIA CI RICORDA CIÒ CHE SIAMO STATI

GENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 29 novembre

Quando alcune persone si ritrovano davanti propri simili con caratteristiche somatiche che non ingannano e, anzi, palesano una provenienza non italiana i loro occhi si induriscono. Immigrati, extracomunitari, negri di merda: sono tanti gli epiteti che vengono usati come dispregiativi per chi non è nato qui per chi, spesso arrivato da una seria povertà o da paesi in guerra, cerca respiro in uno stato, l’Italia, che respiro non gli da. Ma siamo stati anche noi migranti disprezzati in Argentina, negli Stati Uniti ma anche non troppo lontano, anche in Germania.

Ed è proprio la vita dei nostri migranti che fa da sfondo al Itaker-Vietato agli italiani il cui titolo stesso è il dispregiativo che veniva, e viene, usato contro di noi in Germania. Itaker: letteralmente italianacci.

Pietro (Tiziano Talarico) è un bambino che, orfano di madre e abbandonato dal padre emigrato in Germania per lavoro, viene affidato da un prete a Benito (Francesco Scianna) perché lo porti con sé in Germania dal papà in cambio di un passaporto. Benito è un ex galeotto che, dopo otto mesi di prigione, è solo desideroso di ritornare in terra tedesca alla ricerca di un riscatto personale. Il lungometraggio narra il viaggio e la nascita dell’amicizia tra i due protagonisti che, dopo un inizio silenzioso, si trasforma in un rapporto quasi simbiotico.

Toni Trupia, in un film che ha come fulcro il legame tra due personalità totalmente diverse, quella del piccolo Pietro e del partenopeo Benito, riporta alla luce una realtà italiana da molti dimenticata. Intorno alle vicende dei due protagonisti ruotano quelle di altri migranti che non sono, nella pellicola, e non sono state molto diverse da chi oggi è al nostro paese che chiede ospitalità: dalla malavita, alla disperazione di avere una famiglia lontana fino all’umiliazione dell’essere considerati dei ghettizzati.

Con una regia che ricorda molto quella di Michele Placido (di cui Trupia è stato aiuto regista in Romanzo criminale, il quale è co-sceneggiatore e coprotagonista di questo film nel ruolo di Pantanò) il regista riesce a creare un racconto plausibile e privo di abbellimenti buonisti rendendo verosimile il cambiamento che Pietro e Benito fanno durante il corso del lungometraggio e dando vita a un lavoro aspro e commovente dal finale possibile ma non scontato.

Pur non essendo cinematograficamente nuova la storia di un uomo e di un bambino che, apparentemente distanti, si incontrano a metà strada dove si incrociano solitudine e il sentimento è di certo nuova l’ambientazione in cui questa storia viene raccontata.

Itaker è un film che porta alla riflessione e apre il ricordo attraverso gli occhi impauriti di Pietro e quelli stanchi, ma sempre dignitosi di Benito, risultando essere uno dei migliori film italiani di quest’anno: la sorpresa finale di una stagione non fortunata. La favola che si mischia alla storia per ricordarci ciò che siamo stati.

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