La nave dolce: pareri opposti sul film

LA REDAZIONE SI CONFRONTA SUL DOCUMENTARIO DI DANIELE VICARI

Dopo Diaz Daniele Vicari torna nelle sale cinematografiche con un documentario, La nave dolce, che ricostruisce lo sbarco de La Viora nel porto di Bari nel 1991. La nave conteneva 20.000 albanesi e il suo arrivo divenne un caso mediatico e politico emblema dell’immigrazione nel nostro paese.

La redazione ha visto la pellicola in anteprima e si confronta, con pareri opposti, sul docufilm.

1-QUALE TIPO DI PUBBLICO POTREBBE CONQUISTARE?

SANDRA MARTONE: il pubblico che conquisterà è lo stesso che è incollato davanti alla televisione ogni volta che Fabio Fazio e Roberto Saviano fanno un programma insieme: il pubblico che ama la retorica e le piccole rivoluzioni da divano. Il pubblico che dovrebbe conquistare, invece, è quello dei giovanissimi. La nave dolce è un documentario che dovrebbe essere visto nelle scuole, dalle medie in poi, perché i bambini devono iniziare a familiarizzare col fenomeno dell’immigrazione e con le motivazioni che spingono persone, loro malgrado nate in paesi dove non c’è libertà, ad attraversare il mare per arrivare qui. Questo documentario potrebbe aiutare a vederli come amici sofferenti e non come conquistatori o, ancor peggio estranei da cacciare via.

FABIOLA FORTUNA: un pubblico interessato a farsi un’idea su un fatto accaduto pochi anni fa ma di cui le nuove generazioni già non sanno più nulla. L’idea proposta è sempre discutibile in quanto elaborata da un solo fronte: dunque si deve stare attenti a prendere con le pinze quello che viene mostrato nel documentario. Con tutte le precauzioni del caso, La nave dolce può essere uno strumento utile alla formazione di un’opinione.

2-MANTIENE LO STILE CINEMATOGRAFICO DEL REGISTA?

S.M.: La nave dolce è un documentario che alterna le parole di persone che stavano su La Viora con immagini di repertorio quindi non può essere paragonato ad altri film del regista. Posso dire che però come Diaz alla fine risulta poco coraggioso e autocelebrativo, fatto per ricevere consensi di alcuni e attacchi di altri. Per piacere e creare polemica, non casuale ma ben architettata.

F.B.: Rispetto ai precedenti documentari di Daniele Vicari, il racconto e la struttura cinematografica non cambiano molto, il linguaggio è sempre il più diretto e incisivo possibile. Lo stile però, si è indubbiamente affinato e il fortissimo uso espressivo della musica in La nave dolce lo testimonia.

3-LO CONSIGLIERESTI MAI?

S.M.: come ho detto prima il mio consiglio è quello di farlo vedere ai ragazzi, ai giovanissimi. Può aprire la mente può insegnare un’idea di libertà lontana da quella che abbiamo noi e più vera e può anche iniziare a far comprendere la piccolezza della nostra politica e del nostro paese. Perché come allora, anche oggi, siamo tra i peggiori padroni di casa che gli immigrati d’oltremare possano trovare.

F.B.: certamente, merita una visione, soprattutto da parte di chi non sa nulla dell’avvenimento raccontato. Usciti dalla sala, si potrà essere soddisfatti o meno di quello che si è visto, d’accordo o meno con quanto si è detto, ma si avrà la sensazione di aver visto quantomeno un buon prodotto.

(6 novembre 2012)

Fabiola Fortuna e

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