UN OMAGGIO AL GRANDE REGISTA IN QUEL DELLA KERMESSE
Roman Polanski, come molti geni di una qualsiasi delle sette arti, non ha avuto una vita semplice: l’infanzia nel ghetto di Cracovia, la fuga da quest’ultimo, la tragedia dell’assassinio a Los Angeles della moglie incinta Sharon Tate, il suo discusso arresto nel 1977. Eppure i suoi successi cinematografici, in parte, sono stati un riscatto per il regista franco-polacco che raccontanel documentario Roman Polanski: a film memoir tutta la sua storia all’amico Andrew Braunsberg.
Il docufilm di Laurent Bouzereau, proiettato ieri sera al Kolno’a Festival, riprende gli incontri tra i due amici avvenuti nella casa a Gnstaad di Polanski, luogo dove il regista è stato costretto a stare, nel 2009, per via degli arresti domiciliari.
Il lungo dialogo tra Roman e Andrew è scandito da immagini di film, servizi giornalistici e memorie video e fotografiche inedite e private del regista. Il documentario, presentato per la prima volta allo scorso Festival di Cannes è un ritratto vero e commovente del genio, sincero solo come quattro chiacchiere con un amico possono essere.
(6 novembre 2012)