SILVESTER STALLONE RACCONTA BULLET TO THE HEAD E SE STESSO
La conferenza stampa per il film Bullet to the head inizia con un appello di Sylvester Stallone ai politici e alle istituzioni italiane per uno dei luoghi storici di Roma, Cinecittà perchè “Deve essere salvata”, e se lo dice Rambo speriamo che venga ascoltato.
La prima domanda va all’arrivo di Stallone nella capitale e le sensazioni che ha provato andando a visitare la periferia capitolina e com’è stata l’accoglienza e il rivivere il suo passato e la sua gioventù. E sembra entusiasta l’attore di questa esperienza, tanto che ringrazia il sindaco per l’iniziativa e ha dichiarato di quanto sia stato felice di poter parlare ai tanti ragazzi che lo hanno salutato perchè anche lui “da un posto brutto sono andato in uno più bello” e che non devono mai avere paura dei fallimenti, dichiarando inoltre di sentire un “buon peso” per essere un punto di riferimento per un’intera, e forse più, generazione grazie ai suoi personaggi.
Se si parla poi della sua carriera e del film ammette che per creare il personaggio ha imparato dagli errori dei film precedenti dove c’era troppa azione e poco dialogo, inoltre se Rambo è l’inconscio oscuro e Rocky la disciplina sportiva, essendo entrambi personaggi forti li ha voluti riunire nel nuovo protagonista del film Bobo e, a detta dello stesso attore, questo può essere un mix perfetto per due personaggi che con lui hanno compiuto un lungo viaggio.
Finalmente dopo essere stati richiamati all’ordine i giornalisti, iniziano le domande sul film di Walter Hill, con annesso applauso di Stallone per questo, e il regista racconta come sia stato Sly(Stallone) a chiamarlo per questo progetto e di quanto gli sia piaciuto fin dal primo momento. Il suo obiettivo era quello di fare una storia credibile ispirata ai film anni ‘70 e ‘80, dove però si potesse trovare una combinazione ragionevole con l’attualità. Ha aggiunto che è un film che ha visto uno sviluppo in itinere e che è stato piacevole lavorare con una star dalla forte personalità che oltre a essere un attore è stato anche regista di molti film “meno dei miei” ha aggiunto ma “in ogni caso dieci non sono pochi”.
Si parla per poco del film perché c’è chi chiede a Stallone come faccia a mantenersi giovane, l’attore non perde l’occasione per fare dell’ironia e dichiara che è merito degli strumenti per palestra (made in italy) che utilizza, ma poi aggiunge che deve tutto al suo esordio con Rocky e all’aver compreso, quando non lo pagarono dopo l’uscita del film, che non era lui ad essere amato da Hollywood ma il business che creava e questo lo ha indotto a prendersi cura di sé e di lavorare seriamente, in particolare con film dove si compatte per se stessi perché si può dipendere solo da quello e non dagli altri, per questo è sopravvissuto per più di trenta anni in questo mondo caotico dal quale proviene l’arte. Una giusta risposta per una domanda evitabile.
A dare qualche informazione in più sul film è lo sceneggiatore Alessandro Camon, italiano, e conferma che la pellicola è tratta da una storia a fumetti che, nonostante vantasse già una storia molto forte, ha subito notevoli cambiamenti nella rielaborazione con un contributo notevole sia del regista che dell’attore protagonista. Per Bullet to the head l’ispirazione è arrivata dal film 48 ore trasportata ai nostri giorni, dando punti di vista differenti sulle situazioni e sulla possibilità di agire secondo la legge o meno seguendo la propria indole e morale. “I personaggi lavorano insieme ma potrebbero uccidersi da un momento all’altro, è questo che mi ha spinto a fare il film”.
Il regista ha poi dato un consiglio ai registi di domani, paragonando il suo film a i vecchi western ha ricordato che per far affezionare il pubblico devi rendere un film narrativamente credibile e per questo film non è stato facile, la scena del combattimento delle asce non era facile da far accettare ma il tentativo ha funzionato, e Stallone aggiunge; “attrae questa immagine dove invece di andare a cavallo, si va su una ferrari, mi piace”, come dargli torto?
Infine Sly ha raccontato molto di sé pressato dalle numerose domande; l’incontro con un “nervoso” Woody Allen avvenuto a un provino in cui doveva interpretare un malvivente che doveva spaventarlo. Il suo quotidiano quando non fa i film “inseguo le mie figlie [..]mi sono reso conto che sono tutte donne in casa (moglie, domestiche)e io sono l’unico uomo con il mio cane che è castrato, è questo che mi tiene impegnato”.
Stallone dichiara poi che il suo antico rivale Schwarzenegger ora è un vecchio amico e che nel nuovo film stupirà tutti per il grande lavoro fatto dietro il suo personaggio, e infine il tormentone della conferenza stampa; Rocky/Rambo si chiude con la conferma che Rocky ormai è stato messo in soffitta, mentre Rambo potrebbe tornare perché: “si è preso in giro da solo per molti anni, ha bisgono della guerra [..] non può tornare a casa perché non ha una casa e vuole morire in modo glorioso da qualche parte. Probabilmente ci sarà un rambo che cobatte con l’artrite. Mi piace interpretarlo, ma potrebbe tornare anche come donna, rambolina”.