Roma film fest – Un enfant de toi: recensione film

IL FILM FRANCESE PRESENTATO IN CONCORSO INIZIA BENE MA SI DILUNGA TROPPO, ANNOIANDO

un enfant de toi locandinaGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: n.d.

Cos’hai?” – “Mancanza”. Il film presentato oggi in concorso Un enfant de toi, diretto da Jacques Doillon, fa tornare in mente questo mini dialogo tratto da Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders. Per due motivi: il primo è inerente alla storia, il secondo alla sensazione che lascia il film una volta finita la visione. Il dramma, infatti, parte bene con dialoghi introspettivi sull’amore veramente interessanti in pieno stile francese, per perdersi poi nel finale, troppo lungo e poco concreto.

Aya e Louis sono separati ormai da 3 anni. La mancanza dell’uno e dell’altro fa si che si rivedano dopo tutto questo tempo, nella speranza di tornare ad avere un rapporto civile anche per far vivere serena la loro figlia. Ormai entrambi hanno altre storie sentimentali, una vita che li tiene lontani e due caratteri inconciliabili. Oltre a mille motivi personali che dovrebbero aiutarli a non amarsi più. Non riescono a stare lontani però, non riescono a non vedersi, a non cercarsi. Questo è il problema, che rivoluzionerà nuovamente le loro esistenze.

La mancanza di te fa parte di me, lo capisci?”. Il nucleo del film è un sentimento che va oltre l’amore, oltre la passione, oltre ogni limite. Cosa c’è di più forte della mancanza, di qualcosa che vuoi nonostante sai che ti farà soffrire? Tutto si annulla, quando loro stanno insieme. I tradimenti di lui sono dimenticati, i rispettivi fidanzati è come se non esistessero. È un film poetico, con molti spunti di riflessione su sensazioni che spesso non si possono descrivere; non puoi far altro che lasciarti andare e viverle. La passione, si sa, è una guerra a cui non possiamo rinunciare.

L’altro tipo di mancanza però, la sente anche lo spettatore. Il film si dilunga troppo in retorica, tanto che ad un certo punto si nota la carenza di materiale originale; troppe sono le scene di cui si poteva fare a meno per rendere la narrazione più leggera e scorrevole, senza sconvolgere la trama. Si prova mancanza anche ad ascoltare i protagonisti parlare perché sai già come andrà a finire. Senza dubbio, però, è un film di qualità: belle le inquadrature, ad effetto la fotografia, gradevole la colonna sonora. Peccato davvero per la conclusione, che oltre ad essere scontata e sofferta, sembra la copia spudorata di La guerra è dichiarata, diretto da Valèrie Donzelli.

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