IL RITORNO DEI REGISTI DI “QUASI AMICI” CON UN ALTRO FILM DI SENTIMENTI FACILI E PERSONAGGI STEREOTIPATI
GENERE: Commedia
USCITA: 6 dicembre 2012
La grande tradizione della commedia francese viene portata con dignità da alcuni registi di ultima generazione, tra cui Frederic Fonteyne e Valerie Donzelli, due registi passati a Venezia e a Roma che con i loro ultimi lavori – Tango Libre e Main dans la main– hanno divertito ed emozionato pubblico e giurie dei rispettivi festival. Poi purtroppo ci sono i casi dei registi che guardano alla ‘bourgeouisie’ parigina, senza andarne ad analizzare ansie e disagi esistenziali in modo personale, ma andando sullo stereotipato e su situazioni viste mille volte caratterizzate da uno stile da fiction.
La penultima opera di Eric Toledano e Olivier Nakache, uscita in Francia nel 2009, prima del sopravvalutato blockbuster Quasi Amici, narra le vicende di una famiglia disfunzionale, di quelle che vengono spesso trattate dal cinema ‘indie’ statunitense. Qua purtroppo a differenza di titoli come Quell’idiota di nostro fratello e le commedie targate Apatow sulla sindrome di Peter Pan, si ride assai poco e non si può che storcere il naso di fronte a personaggi così abbozzati, come il ragazzo di colore medico che tutti scambiano per infermiere: una gag così era vecchia negli anni ’80, figuriamoci adesso. E non basta la simpatia di Omar Sy, già visto in Quasi Amici, a salvarla.
Ma il film in fondo non è brutto come la maggior parte delle commedie italiane e qualche buon momento ce lo da, soprattutto nella rappresentazione dei figli dei protagonisti, uno casinaro e odiato da tutti, l’altra esperta di lingue a 6 anni che canta in tedesco, in ebraico…
Purtroppo il salto temporale stile A beautiful mind nel finale non convince affatto, proprio come il trucco dei protagonisti: sembra quasi che i due registi abbiano voluto puntare su atmosfere più patinate e a prima vista commoventi, per emozionare ancora di più lo spettatore. Ma per tutto il film di emozioni e di brividi non se ne sono viste neanche le ombre. Stupisce dunque il successo di questi due registi, quando la loro maniera di fare cinema sembra assai lontana da quella di autori contemporanei che sanno portare avanti la bandiera della commedia francese, con classe e inventiva, elementi che in questo caso sembrano purtroppo mancare.