STORIE TRAVAGLIATE DI MADRI E FIGLI RACCONTATE DALL’OCCHIO DELICATO DI MARAZZI
GENERE: drammatico
DATA DI USCITA: 11 aprile 2013
Nel 2002 Alina Marazzi realizza il bellissimo documentario Un’ora sola ti vorrei nel quale mette poeticamente in scena la storia della sua famiglia, soprattutto di sua madre, tragicamente scomparsa dopo una lungo periodo passato in un ospedale psichiatrico. L’intero film è realizzato assemblando filmati e fotografie dell’archivio di famiglia, immagini realizzate quasi interamente da suo nonno Ulrico. Una vera emozione per noi che abbiamo assistito e probabilmente anche per l’autrice che con coraggio e un po’ di sfacciataggine ha reso pubblico il proprio privato.
Al festival di Roma Marazzi torna con un film di finzione che però molto ha a che fare con il documentario e il suo linguaggio: Tutto parla di te vede come protagonista una ricercatrice (interpretata da Charlotte Rampling) il cui ultimo lavoro consiste nell’osservare i comportamenti e nel raccogliere le testimonianze di donne che hanno avuto istinti violenti o che sono arrivate persino a uccidere i propri figli in tenerissima età. Una storia simile a Maternity Blues ma totalmente diversa per il modo in cui è trattata.
L’autrice costruisce il film unendo diversi tipi di immagine: c’è ovviamente il suo girato e ci sono dei brevissimi spezzoni di pellicole amatoriali girate dai cittadini piemontesi (approssimativamente) intorno agli anni ’30 e ’40, inseriti nel documentario in modo da sembrare ricordi; a questo materiale si aggiungono dei fermo-immagine esteticamente meravigliosi di cui non si conosce la provenienza ma che danno alle vicende una chiave di lettura molto poetica e arricchiscono il suo carico espressivo.
Malgrado la diversificazione delle immagini e la loro ricchezza estetica e simbolica, Tutto parla di te non si rivela un film molto coinvolgente. Le interpretazioni della Rampling e di Elena Radonicich (che interpreta una giovane madre ex ballerina con seri problemi di relazione con suo figlio nato da poco) risultano impostate e poco cariche di pathos. In generale, si tratta di un film che funziona abbastanza bene a livello formale ed ha anche i suoi punti interessanti, ma offre poco a livello di contenuti e di comunicazione.