GLI AUTORI E I PRINCIPALI MEMBRI DEL CAST PARLANO DELLA LORO ESPERIENZA SUL SET DEL COMPLESSO FILM VENUTO AL MONDO
Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini di nuovo insieme sul grande schermo, di nuovo alle prese con un romanzo di lei adattato a film da lui. Come era accaduto anche per Non ti muovere, la star Penélope Cruz ha un ruolo principale, mentre Castellitto ha un ruolo minore, quasi marginale. Per la prima volta, la coppia si trova ad affrontare un film in qualche modo storico, con ambientazioni e scene difficili da ricostruire: attori e regista dimostrano di essere all’altezza della situazione e raccontano in conferenza tutte le emozioni e la rete di rapporti umani che si è creata intorno alle riprese e che ha contribuito a fare di Venuto al mondo un’esperienza di vita, non solo un film.
Come è nata l’idea dell’adattamento? E quale è stato il processo che vi ha portato ad occuparvi dell’assedio di Sarajevo?
Sergio Castellitto: Quando per la prima volta io e mia moglie siamo stati a Sarajevo, lei era incinta di Pietro e da lì è nato tutto. Appena tornati a Roma, Margaret ha iniziato a scrivere il romanzo. L’idea poi è venuta da sola, come era successo per Non ti muovere, ma nel caso di Venuto al mondo la voglia di realizzarne un film era maggiore. La guerra a Sarajevo però non è il vero centro della storia. Mi interessava raccontare una storia d’amore e colpire l’intelligenza emotiva del pubblico. Spero di esserci riuscito.
Penélope Cruz si è proposta autonomamente per interpretare il ruolo di Gemma. Il fatto che sia diventata madre ha in qualche modo influenzato questa scelta?
Penélope Cruz: Ho accettato il ruolo circa due o tre anni prima di iniziare le riprese. In questo lasso di tempo sono successe tante cose, una di queste è stata la mia maternità. Ma il personaggio di Gemma lo sentivo vicino a me già quando accettai la parte, quindi prima che anche io avessi un figlio come lei. Questo cambiamento nella mia vita non ha fatto altro che aumentare la sintonia tra me e il personaggio. Se non fossi diventata madre, l’avrei fatto comunque.
Margaret Mazzantini: Penélope non è la prima persona che ci si aspetterebbe di vedere quando si pensa a Gemma, ma a noi è sembrata perfetta. Sul set poi, c’era una bellissima contrapposizione tra la sterilità del personaggio e la sua maternità: Penélope portava suo figlio con sé perché in quel periodo lo allattava. Recitava la parte di una donna inadatta a creare la vita, quando invece ne aveva appena generata una.
Avete scelto di proiettare l’anteprima del film nella versione originale, non doppiata in italiano, nella quale gli attori mantengono le loro voci originali. Perché questa scelta?
SC: Credo che la versione originale di Venuto al mondo sia la versione del film, per me è la più intensa e la più naturale. L’edizione italiana è stata curata da grandi doppiatori e bravi tecnici, un team cui sono molto affezionato, ma sentire le voci degli attori che parlano nella loro lingua madre o in un inglese con accenti sempre diversi è un arricchimento insostituibile per il film.
Il film è stato acquistato in tutto il mondo. Cosa volete comunicare al pubblico internazionale attraverso l’assedio di Sarajevo?
SC: Ho cercato di fare un film in cui non esistessero scene “di passaggio”, ma nel quale ogni scena rappresenti un avvenimento interiore dei personaggi, ovvero comprensibile a tutti. La nascita, la morte, il sangue, la guerra. Sono sentimenti universali che si sono sviluppati all’interno di una guerra.
È stato difficile per Pietro Castellitto stare sul set con il personaggio di una madre da una parte, e due genitori reali dall’altra?
Pietro Castellitto: Il primo giorno di riprese è stato un po’ come il primo giorno di scuola: il primo sentimento che ho provato è stata la paura, ma subito ha lasciato il passo al senso del dovere. Dovevo fare il film anche per consacrare il sodalizio dei miei genitori, partecipavo al loro progetto e ci ho messo tutto me stesso per farlo al meglio. Non avevo neanche letto il libro prima di iniziare le riprese, l’ho letto sul set e ho scoperto tutto con il mio personaggio mano mano che recitavo.
SC: In fase di montaggio ho notato quanto mio figlio abbia regalato al personaggio. Ogni attore fa dei doni al regista, ci mette del suo e modifica le direttive che gli vengono date. Penélope ormai lo fa naturalmente e il risultato è sempre ottimo, ma per un attore esordiente non è così facile. Pietro invece, mi ha tradito spesso fin da subito, è stata una sorpresa.
(6 novembre 2012)