DAL ROMANZO DI MARGARET MAZZANTINI AL LUNGOMETRAGGIO DI SERGIO CASTELLITTO
Venuto al mondo, forse un po’ enfaticamente, è considerato uno dei migliori libri del decennio. Gusti letterari a parte c’è da dire che della produzione di Margaret Mazzantini è tra le opere migliori, dopo Manola e Il catino di zinco, ma anche quella che ha dato forte notorietà alla scrittrice provocando un’ascesa qualitativa della sua scrittura che, almeno fino ad oggi, tra Nessuno si salva da solo e Mare al mattino, non sembra aver trovato ancora limite.
Dopo Non ti muovere, Venuto al mondo, è il secondo romanzo dell’autrice dal quale, per la regia del marito Sergio Castellitto, viene tratto un film che, si può dire sin da ora, probabilmente perché lei ne è co-sceneggiatrice, risulta essere chiaro e narrativamente coerente solo per chi ha avuto la fortuna di leggere il romanzo.
Venuto al mondo è un libro che nasce da una vicenda umana che solo la scrittura può rappresentare alla perfezione, non avendo limiti di tempo, e si ramifica in vite di personaggi che nel romanzo riescono a trovare un senso nelle parole e una dignità narrativa che fa fare ai protagonisti un percorso coerente e plausibile. Questo nel film non accade essendo, quegli stessi percorsi, solo abbozzati.
I temi che il libro tocca, partendo dall’incipit di una telefonata, in piani narrativi che saltano dal presente al passato e che hanno come sfondo del ricordo della protagonista, Gemma, la guerra in Bosnia, sono tantissimi: dall’amore, al desiderio di un figlio, sino ad arrivare al conflitto bellico e al concetto di diversità trattato con un cinismo tanto spiazzante quanto reale per chi è abituato alla retorica del “siamo tutti uguali”, nel film, che comunque riprende l’irregolare narrazione del libro, sono solo minimamente delineati e di tanto in tanto ghettizzati in scene non solo prive di veridicità, ma anche a tratti ridicolizzanti.
Il lavoro che Castellitto riuscì a fare nella prima trasposizione del film di sua moglie, Non ti muovere, con il personaggio di Italia, rendendo visibile nelle immagini l’introspezione letteraria, in questo nuovo lavoro del regista non esiste, o almeno è del tutto superficiale.
La differenza più palese tra il libro e il film sta nelle origini di Diego che nel romanzo sono italiane mentre nel libro sono americane, per la probabile scelta mediatica di Emile Hirsh, e danno al personaggio connotazioni del tutto diverse al suo io letterario rendendo la storia tra lui e Gemma quasi la caricatura di un amore. Personaggio del libro importante e nel lungometraggio svilito totalmente è Giuliano (interpretato dallo stesso Castellitto) che resta al margine di tutto come il salvatore silente.
Nonostante questo c’è da apprezzare una ricostruzione del conflitto bosniaco del regista molto toccante ma c’è, d’altra parte, da disprezzare il nepotismo di usare per il personaggio di Pietro come attore il figlio della coppia Castellito/Mazzantini che risulta un attore ancora acerbo e del tutto inadatto alla parte: niente merito ma solo nepotismo.
Venuto al mondo è un film nettamente divisibile in due parti una iniziale, molto fragile, e un’altra che riprende e fa riprendere respiro allo spettatore lontano anni luce dalla perfezione narrativa del romanzo e, per questo, un film che poteva essere evitato. Ciò che si legge, e piace, non per forza deve essere guardato.