Anna karenina: recensione film

JOE WIGHT STAVOLTA FALLISCE CLAMOROSAMENTE L’APPROCCIO AL ROMANZO DI TOLSTOJ

GENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 21 febbraio 2013

Di trasposizioni cinematografiche di Anna Karenina, straordinario romanzo pubblicato nel 1877 e nato dalla geniale penna di Lev Tolstoj, dal 1911 a oggi la storia ne annovera almeno undici. Non si sentiva, quindi, la mancanza di una nuova lettura della vicenda che narra le avventure dell’appassionata e appassionante eroina Russa che sfugge alla condanna del suo infelice matrimonio.

Joe Whight che nel suo passato, neanche troppo remoto, è stato in grado di dare nuova vita a capolavori della letteratura internazionale come Orgoglio e pregiudizio, di cui il regista è riuscito a dirigere una versione per il grande schermo con una lettura della storia molto contemporanea e per nulla spiacevole, o Espiazione, in cui, specialmente nella prima parte Wight ha mostrato una regia elegantemente stilizzata nonostante la storia non lo fosse affatto, con Anna Karenina fallisce miseramente e la colpa, purtroppo, è in gran parte della protagonista Keira Knightley che, nonostante la sua oggettiva bellezza, risulta totalmente fuori parte nel confronto con un personaggio psicologicamente complesso come quello di della protagonista che sicuramente necessitava di un’attrice più matura, forse meno perfetta, e che non caricasse all’inverosimile una parte che è giù enfatica nella sua scrittura.

Ma la Knightley non risulta essere il solo problema di questa trasposizione per la quale è stata scelta un’ambientazione teatrale, un unità di luogo in cui si svolge tutta la vicenda, non di certo breve. Scelta stilistica che all’inizio sembra quasi da lodare ma che poi risulta soffocante anche per colpa degli ambienti eccessivi.

Tornando agli interpreti anche Aaron Johson ha la forte colpa di essere nel film totalmente inespressivo mentre la sobrietà interpretativa di Jude Law è l’unica che da un po’ di respiro a un cast che questa volta è del tutto inopportuno.

Il tentativo di Tom Stoppard di modernizzare un classico così complesso è apprezzabile se non fosse che il risultato finale è eccessivo agli occhi e troppo lontano dall’originale testo rendendo il film, sia nella scrittura che nella realizzazione, una pellicola inutile e inutilmente esosa.

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