UN HORROR INDIPENDENTE DA UN CLASSICO DELLA LETTERATURA DEL TERRORE DIRETTO DA LORENZO BUSCAINO
Un breve prologo ambientato a fine ottocento ci mostra una coppia di ragazzini impegnati a sotterrare un sacchetto in un bosco. Ancora non sappiamo cosa contenga ma i due sono tesi e spaventati. Questo breve tuffo nel passato introduce la storia di Sebastian (Eros Bosi), un ragazzo ancora non realizzato nella vita che, durante una passeggiata in quello stesso bosco, trova proprio quel qualcosa che più di un secolo fa altri avevano tentato di nascondere. Sebastian chiede aiuto al suo amico Fux (Lorenzo Acquafredda) dopo aver scoperto che il sacchetto contiene un oggetto orrendo. I due protagonisti si rivolgono ad un conoscente di Fux, un professore appassionato di occulto, che però li allontana temendo il peggio per sé e la sua famiglia.
Alla base di La mano infernale (storia tratta dal romanzo horror cult La zampa della scimmia di Wymark Jacobs, del quale sono già stati realizzati numerosi adattamenti cinematografici) c’è appunto un arto amputato che ha il potere di esaudire cinque desideri – uno per ogni dito – espressi da chi l’ha trovata, ma i due amici capiranno presto che i suoi effetti non sono affatto benefici come sembrano.
Lorenzo Buscaino scrive e dirige questo mediometraggio, è autore delle musiche e si occupa lui stesso del montaggio: un prodotto cui l’autore si è dedicato interamente e la passione con cui l’ha fatto traspare da ogni scena. Seppur con i suoi limiti (ovvi tendendo conto che si tratta di una piccolissima produzione, ai limiti del casalingo), soprattutto l’accento degli attori che spesso si fa invadente e la mancanza di un direttore di fotografia e dunque di un adeguato lavoro sulle luci, La mano infernale è un tentativo di portare avanti un genere cinematografico che in Italia non si fa quasi più. Le grandi produzioni l’hanno infatti abbandonato mente si moltiplicano i lavori di giovani autori indipendenti.
L’impegno di Buscaino va quindi apprezzato. Gli amanti dell’horror poi, potranno godere, sicuramente più di un profano, di un film che scorre bene e che, con i suoi pregi e le sue mancanze, costituisce una prova nostrana da non sottovalutare.