Looper: recensione film

LA SORPRESA FANTASCIENTIFICA DELL’ANNO CON LA STRANA COPPIA JOSEPH-GORDON LEVITT & BRUCE WILLIS

GENERE: Azione/Fantascienza

DATA DI USCITA: 31 gennaio 2013

Ultimamente sono poche le pellicole di fantascienza che riescono ad esaltare lo spettatore. Molte volte per attirare il pubblico si insiste su strade percorse già mille altre volte, senza la capacità di osare neanche a livello stilistico. Sono pellicole piatte capaci di spegnere l’entusiasmo dei fan del genere, che a quel punto piuttosto che spendere i 7-10 euro del biglietto si sentono più a loro agio a casa a rivedere il loro cult di fantascienza preferito per l’ennesima volta. Improvvisamente qualcosa cambia. Rian Johnson infatti con Looper firma una pellicola di una potenza tale da farlo inserire a fianco dei due colleghi Neill Bloomkamp (District 9) e Duncan Jones (Moon, Source Code) come uno degli aspiranti maestri dello sci-fi di domani, sempre più spesso dato per morto, in realtà solo in coma e capace grazie anche a questi giovani autori di risvegliarsi di scatto.

La storia è tanto semplice, quanto geniale: in un futuro in cui ogni omicidio è impossibile da compiere, dei sicari mandano regolarmente le loro vittime nel passato 2040, dove dei killer professionisti detti ‘loopers’ li ammazzano. Joe (Joseph-Gordon Levitt) è uno di questi, tra i più giovani e stimati del suo settore: tossicomane che si diverte tutte le sere nello stesso locale, ricavando droga e prostitute dal capo Abe (Jeff Daniels), vede la propria routine sconvolta quando un giorno si trova davanti a se stesso da vecchio (Bruce Willis) e non riesce ad ammazzarlo, ma lo fa fuggire. Braccato dai suoi mandanti, si rifugia in campagna da Sara (Emily Blunt) che nasconde un segreto da cui dipenderà il suo futuro.

Il trucco quando si è già visto tutto nel campo dello sci-fi e mescolare tutti gli ingredienti in tavola, offrendoli allo spettatore con una nuova ricetta, senza preparare un polpettone indigesto. Esattamente questo ha fatto il giovane Johnson, alla sua terza regia cinematografica, più qualche episodio per serie come Breaking Bad e Terriers, e già fuoriclasse nel tenere alta l’attenzione dello spettatore, nonché capace di offrire delle soluzioni visive tali da far la gioia degli appassionati del genere: in una sequenza delle più riuscite, vediamo un personaggio secondario trovarsi in difficoltà, quando comincia a capire che il se stesso del passato sta per essere torturato. E a quel punto scompare un dito, poi l’altro… Arrivano i brividi, ma sono appena passati quindici minuti e il film decolla verso tutt’altra direzione man mano che procede, mettendo nel calderone anche elementi come la telecinesi, discorsi sui viaggi del tempo simil Ritorno al Futuro parte II e sparatorie tra le più soddisfacenti che un appassionato possa richiedere. Insomma Johnson sarà pure un novellino, ma la sua ricetta è pari da poter competere a livello qualitativo con colossi dell’intrattenimento come gli ultimi Batman di Nolan e lo Skyfall di Mendes.

Un discorso va’ fatto a parte per il cast. Levitt e Willis non si assomigliano molto, eppure l’alchimia tra i due ha dell’incredibile e ci fa soprassedere anche su qualche ingenuità della sceneggiatura. I due poi hanno due stili diversi di recitazione che ben si confanno all’insieme dell’opera: il primo è riflessivo e cupo, il secondo è spietato e dalla battuta facile; insieme riescono a dare corpo alle varie anime dello stesso complicato personaggio. Forse andava dato più spazio al secondo, visto che le scene che vedono lui protagonista sono tra le più ‘fomentose’ della pellicola. Ottimi pure gli altri, con una menzione speciale per Emily Blunt  che nei panni della coraggiosa madre co-protagonista sfugge fortunatamente dagli stereotipi della ‘damigella in pericolo’, ma anche della ‘donna tosta esperta di arti marziali’ in una parte che rivela un colpo di scena notevolissimo e assolutamente da non spoilerare.

Insomma ci troviamo di fronte a un talento emergente ed è bene tenerlo d’occhio, perché se il buongiorno si vede dal mattino, allora vorrà dire che ne vedremo delle belle nel futuro di Rian Johnson. Ma già da ora sembra difficile battere Looper, che tra pochi anni sarà venerato come un cult del genere. O almeno questa è l’impressione di chi scrive al momento. Se ne riparlerà.

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