Si puÒ fare l’amore vestiti?: recensione film

TUTTO GIÀ VISTO O PREVEDIBILE NEL LUNGOMETRAGGIO DI DONATO URSITI

GENERE: commedia

DATA DI USCITA: 6 dicembre 2012

Ma le comari di un paesino
 non brillano certo d’iniziativa cantava Fabrizio De Andrè in quella che è la canzone più famosa del suo repertorio, Bocca di Rosa. Sono passati quasi cinquant’anni dalla stesura di quel testo ma in alcune realtà provinciali le cose, in Italia, non sembrano essere cambiate. Paura del diverso? Del peccato in una realtà ipocritamente troppo cattolica? Donato Ursiti prende tutti questi motivi dandogli voce nel suo primo film Si può fare l’amore vestiti?

Aurora (Bianca Guaccero) è una sessuologa che da anni lavora nell’anonimato della metropoli romana, per motivi familiari, però, si ritrova a dover tornare nel suo paesino di origine in Puglia dove il suo mestiere sembra essere solo sinonimo di quello più antico del mondo. L’iniziale ritrosia della comunità, come è naturale che sia, si tramuta in curiosità: ed ecco che le menti si aprono e cambiano i giudizi, ammorbidendosi.

Con una regia estremamente semplice che ha la pecca di essere molto televisiva Ursiti tocca un tema non nuovo al cinema nostrano in maniera spudoratamente banale ma senza la presunzione di aver girato un prodotto d’elite.

La storia non desta sorprese nella sua scrittura, con tanto di parentesi amorosa tra la protagonista e uno e il suo amico d’infanzia Andrea (Corrado Fortuna), ma i personaggi macchiettistici della comicità italiana più pura, quelle che basa la sua ironia sull’accento e sull’estrema contestualizzazione, ammorbidiscono la banalità della sceneggiatura e il finale che sin dalla prima mezz’ora è già immaginabile come tutto il resto del racconto.

Ciò che tira un po’ su questo concentrato di cliché è l’ambientazione della pellicola nel bellissimo borgo pugliese di Polignano a mare e la musica popolare del luogo che da ritmo a una narrazione di certo non lenta ma troppo prevedibile per non annoiare. Di sesso si può e si deve ridere, specialmente se si entra negli ambiti più nascosti della sessualità umana ma Donato Ursiti non è Woody Allen e, in questo suo lavoro, di sesso si sbadiglia. 

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