Tff 30: chiude con un bilancio positivo la kermesse torinese

L’ULTIMO ANNO DI AMELIO È STATO UN SUCCESSO DI PUBBLICO E CRITICA

Si inizia sempre con i numeri, quando, alla fine di un evento, bisogna capire se è stato un successo o un flop. Quindi eccoli, i numeri della trentesima edizione del Torino Film Fest: più 17,8 per cento il pubblico, più 16,2 per cento gli incassi. Un successo insomma che non può fare a meno di essere paragonato col recente flop del Festival Internazionale del Cinema di Roma che invece di spettatori ne ha persi il 15% e il fatto che in una città meno centrale, quale è Torino, invece i dati siano esattamente contrari leva anche a Roma lo stantio alibi della crisi o delle mancate star da Red Carpet e va puntato il dito su una motivazione più dolorosa ma ben più realistica: quando il cinema è bello viene premiato al di là della presenza o meno di glamour o Tarantino.

Un anniversario, quello numero trenta, di grandi soddisfazioni per un Festival che giunto al terzo posto tra le kermesse italiane con l’avvento di Roma nel 2006 e con la spada di Damocle di una Venezia non più così sempreverde e che vede la chiusura soddisfacente di una direzione firmata Gianni Amelio. E lo stesso direttore nella conferenza stampa di chiusura ha detto che quest’anno Torino è stata patria di un festival di scoperta (di autori emergenti) più che di ricerca (di nuovi linguaggi), in cui le esigenze artistiche si conciliano con la voglia di comunicare con lo spettatore senza punirlo. Uno dei temi centrali di questa edizione sono stati i giovani alla ricerca di un’identità.
Molte sono le interpretazioni convincenti e un film, nel concorso, svetta sugli altri: l’eccellente Shell, vera scoperta del festival. La selezione italiana è stata uno dei punti deboli. Personalmente su 28 film visti i due che mi hanno convinto meno sono stati gli italiani Como estrellas fugaces e Dimmi che destino avrò. 

Un bilancio sicuramente positivo, quindi, oltre che la conferma che la politica di sole anteprime del Festival di Roma ha ridotto la possibilità che i due eventi si pestino i piedi. L’anno prossimo si passerà a nuove date, a metà ottobre, con un nuovo direttore, sembra Gabriele Salvatores. Quanto e cosa cambierà lo si saprà fra qualche giorno, così come se rimarrà la squadra capeggiata dalla vicedirettrice Emanuela Martini.
Sicuramente, però, il festival gode di buona salute, di certo una migliore rispetto agli altri che l’Italia ospita.

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