Una famiglia perfetta: pro e contro

LA REDAZIONE SI CONFRONTA SUL NUOVO FILM NATALIZIO DI PAOLO GENOVESE

Dopo Immaturi Paolo Genovese torna al cinema con un film corale ma stavolta dedicato al Natale e ai sentimenti propri di questo periodo. Leone (Sergio Castellitto) è un ricco cinquantenne che decide di investire dei soldi per affittare una compagnia teatrale che interpreti la famiglia che non ha mai avuto durante la notte di Natale: Fortunato, capocomico, fa la parte del fratello di Leone, Carmen (Claudia Gerini), moglie nella “realtà” di Fortunato, ha il ruolo della dolce metà del ricco solitario, Sole (Carolina Crescentini) è la compagna di Fortunato, l’anziana ex diva Rosa (Ilaria Occhini) è la madre, i giovani Luna (Eugenia Costantini) e Pietro (Eugenio Franceschini) sono i figli, insieme al piccolo Daniele (Giacomo Nasta), che però sulle prime Leone decide di rimpiazzare con un altro giovanissimo attore (Lorenzo Zurzolo). Per assicurarsi il compenso ogni attore deve recitare la parte scritta da Leone, ma spesso capita che lui cambi le carte in tavola.

1- QUALE TIPO DI PUBBLICO POTREBBE CONQUISTARE?

 SANDRA MARTONE: Una grande famiglia non è di certo un film natalizio per bambini ma non è neanche un cinepanettone. È un film che riflette sui sentimenti che a Natale spesso si fanno strada nella mente di chi è solo e non è stato in grado di costruire affetti. È un film che sarà amato dai giovani, non i giovanissimi, e più in generale dagli adulti. È un film che vuole aggiustare il rimpianto e ci riesce anche se lo fa con una retorica molto forte e con momenti di commedia quasi teatrali ma già conosciuti dallo spettatore. C’è poco di nuovo più che nella storia in come la storia è stata rappresentata.

VALENTINA CALABRESE: Paolo Genovese è sicuramente un regista che sa conquistare il pubblico e il suo film precedente Immaturi, lo conferma in pieno. Anche con quest’ultimo film ha dato vita a una commedia all’italiana che piace alla scala più vasta di pubblico, dai più piccoli ai più grandi. I dati del botteghino lo confermeranno. Peccato che non è potuto uscire durante le vacanze di natale, ma purtroppo la dittatura dei cine-panettoni l’ha impedito.

2- MANTIENE LO STILE CINEMATOGRAFICO DEL REGISTA?

SM: Paolo Genovese nel suo Immaturi aveva dato vita a un film corale per la maggior parte girato all’interno di una casa al mare. Il luogo chiuso ha aperto il confronto tra i personaggi. La stessa cosa il regista ha fatto in Una famiglia perfetta: la villa del protagonista, Leone, ha in questo caso però una duplice funzione: quella di far confrontare i protagonisti ma nello stesso tempo di essere palcoscenico della compagnia teatrale che Leone ha affittato perché interpretasse la famiglia che non ha. In questo caso però il regista ha voluto mettere un po’ troppa carne sul fuoco unendo parecchie realtà in una pellicola che, sicuramente alla fine risulta una buona prova, ha moltissimi momenti non funzionali alla storia e rendono la stessa in alcuni punti eccessiva e caricaturale.

VC: Assolutamente sì. Genovese è un regista che ama gli attori e a lui piace dirigere film in cui loro sono i protagonisti principali ed essenziali della storia che racconta. Anche Immaturi era un film corale, dove il vissuto dei personaggi, portava ad intrecci e inevitabili conseguenze.

3- LO CONSIGLIERESTI MAI?

 SM: Essendo la tradizione dei film natalizi italiani relegata al concetto di cinepanettone consiglio questa pellicola a chi a Natale ha bisogno di un film che giri intorno alla festività. La consiglio a chi ha voglia di passare due ore divertenti e spensierate ma allo stesso tempo non è restio alla riflessione perché a Natale non si è solo tutti più buoni ma spesso si è anche tutti un po’ più soli.

VC: Data la pochissima qualità dei film italiani, soprattutto in questo periodo dell’anno, dico sì e anzi lo consiglio a tutti coloro che amano e che non amano il Natale, perche Una famiglia perfetta è un film che se da un lato può far sorridere sui temi delle festività natalizie, dall’altro fa riflettere sul valore della famiglia e sulle sue innegabili ipocrisie.

 

Sandra Martone e Valentina Calabrese

 

 

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