IL LUNGOMETRAGGIO DELLA BIGELOW NON È STATO APPROVATO DAI SUOI “PROTAGONISTI” REALI
Mark Morell, il capo ad interim della Cia dopo le dimissioni di David Petraeus, ha sparato a zero su Zero Dark Thirthy, il film di Kathryn Bigelow sulla caccia a Osama Bin Laden, accusandolo di essersi preso troppe “licenze artistiche” con “uno dei maggiori avvenimenti della nostra storia”. Il film della Bigelow è uno dei favoriti nella agli Oscar essendo già stato vincitore di moltissimi premi della critica e Morell è in pole position per la successione a Petraeus.
Anche i Repubblicani hanno storto il naso dopo aver assistito alla pellicola: nella settimana in cui i giurati degli Oscar hanno cominciato a votare, tre senatori fra cui l’ex candidato alla Casa Bianca John McCain hanno chiesto che la Sony modifichi i titoli di testa per precisare con chiarezza che le torture con cui si apre il film non sono state determinanti nella scoperta del nascondiglio del capo di Al Qaida. L’idea che “tecniche di interrogatorio dure” come il waterboarding siano state “la chiave” per il raid ad Abbottabad è “falsa”, ha detto anche Morell in un’inconsueta dichiarazione sul sito della Cia. “Normalmente non avrei fatto commenti su una produzione di Hollywood, ma penso che sia importante mettere in contesto questo film, che parla di uno dei maggiori avvenimenti della nostra storia”, ha scritto il capo ad interim dell’agenzia di Langley chiedendo che gli spettatori siano messi nelle condizioni di sapere che Zero Dark Thirty è una drammatizzazione, non un realistico ritratto di fatti veramente avvenuti.
La domanda che sorge alla luce di queste polemiche è quanto avere contro Cia e ramo repubblicano possa nuocere alla Bigelow nella corsa alla sua seconda statuetta a quattro anni da The Hurt Locker. Non molto, secondo il New York Times. Washington, nella gara per gli Oscar, è l’equivalente del Montana nella corsa alla Casa Bianca: pochissimi voti elettorali. Ed è altrettanto vero che a Hollywood non piace sentirsi dare dai palazzi sul Potomac ordini che sanno palesemente di censura. Ma è anche un fatto che mai come quest’anno i tre principali film candidati, come ad esempio Argo e Lincoln hanno un forte contenuto politico e Washington ha offerto loro cassa di risonanza. La speranza è che i giurati all’Accademy Awards abbiamo un moto di coraggio e oggettività che si tenga lontano da futili e politiche polemiche.