Zero dark thirty: recensione film

ARRIVA NELLE SALE L’OPERAZIONE CHE HA PORTATO ALLA MORTE DI BIN LADEN

zero dark thirty locandinaGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 7 febbraio 2013

VOTO: 4,5 su 5

Era il 2 maggio del 2011. I giornali di tutti il mondo titolavano: “morto Osama Bin Laden”. Il mondo intero, quel giorno, ha tirato un sospiro di sollievo: non solo l’America, che ha ancora vivo il ricordo dell’attentato de l’11 settembre 2001, ma anche tutti i cittadini di questo universo che riconoscevano in lui lo “sceicco del terrore”. In Zero Dark Thirty, Kathryn Bigelow racconta quasi con stile documentaristico l’operazione che l’intelligence americana ha messo in atto per la cattura del leader della setta terroristica Al-Quaeda, Osama Bin Laden.

La storia gira attorno ad un’analista della CIA, Maya (Jessica Chastain), che grazie ad intuito e ostinazione è riuscita a portare a termine una missione che per molti sembrava ormai fallita: arrivare a Bin Laden. L’obbiettivo che si è prefissata non solo è della massima priorità ma anche difficile da trattare nel prendere decisioni. Emerge infatti, come quello dell’intelligence sia un mondo chiuso, maschilista, fatto di sotterfugi e senza mezze misure.

La Bigelow non è neutrale nel raccontare la realtà, ma osa e colpisce per l’intensità della narrazione. Lei, come Maya nel film, non si lascia spaventare: la sua è una sfida con se stessa e ha bisogno di vincere. Per la lotta al terrorismo nel caso di Maya, per se stessa nel caso della regista. Perchè lei, unica donna ad aver vinto il premio Oscar per la miglior regia con The Hurt Locker nel 2010, è dura anche in questo film. Non risparmia scene di tortura, non risparmia la confusione dei tanti nomi arabi, non risparmia uno script complicato che tiene lo spettatore concentrato per tutte le 2 ore e 37 dell’opera – davvero tante anche per un fan spassionato. Ma l’attesa è ripagata da uno stravolgente lavoro, un mix tra un action movie, un documentario, un film tratto da una storia vera, un dramma.

Ripensando a ciò che ci hanno raccontato i media, ai filmati che sono comparsi sul web circa la sua uccisione, la memoria torna indietro nel tempo, facendoti indossare la tuta militare e portandoti a vedere da vicino come realmente andarono le cose.

Siamo di fronte forse al film migliore dell’anno, almeno per chi scrive. Oscar quasi certo per la Chastain, nomination assicurata per la Bigelow e il suo lavoro. Ma d’altronde, se la regia e il montaggio sono impeccabili, l’interpretazione è eccezionale, la fotografia è spaventosamente meravigliosa, la sceneggiatura è originale e accattivante.. come si può non tifarne la vittoria?!

 

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