A royal weekend: recensione film

ROGER MICHELL FA UN RITRATTO DI ROOSVELT CHE SBEFFEGGIA I SUOI VIZI E TRALASCIA LE VIRTÙ  

Genere: commedia

Data di uscita: 10 gennaio

È da un po’ di tempo che i produttori cinematografici puntano su film che portano sul grande schermo la vita privata, l’umanizzazione di personaggi importanti della storia, sia perché il pubblico colto ne va matto sia perché spesso queste trasposizioni di passate vite reali portano a casa non pochi premi ammiccando a più non posso all’Oscar.

Il discorso del re è un esempio di questa tipologia di film, esempio ben riuscito e di grande successo ma, The royal week end, lungometraggio che, come quello di Tom Hooper ma per la regia di Roger Michell, tratta dell’incontro tra il presidente degli Stati Uniti d’America, Roosvelt, Re George e la Regina Elisabeth avvenuto nell’estate del ’39 per ottenere dagli Stati Uniti in vista della seconda guerra mondiale.

Il film è ispirato ai diari di Daisy Suckley, cugina lontana del presidente che rimase vicino a Roosevelt fino alla morte nel 1945, e che ,si vocifera, essere stata una delle sue innumerevoli amanti, ed è infatti proprio la voce di Daisy, che nel film ha il volto di Laura Linney, a raccontare tutto quello che lo spettatore vede sullo schermo, risultando in parecchi momenti opprimente e fuori luogo.

Il film descrive Roosvelt come un uomo spesso alticcio, estremamente volubile nei confronti della bellezza femminile e inverosimilmente sornione. È vero che il seguito che queste pellicole hanno si basa soprattutto sul saper rendere i propri protagonisti di enorme rilievo umani e attaccabili, ma basare l’intera costruzione di un personaggio, che è stato tra i più importanti presidenti degli Stati Uniti e, di conseguenza, uno della più importanti figure storiche del 900’, solo sul suo lato fastidiosamente goliardico e sulla sua leggerezza è senza dubbio eccessivo soprattutto nel momento in cui il colloquio tra il Re d’Inghilterra e il Presidente si sfinisce e svilisce in pochi minuti dando spazio a un’inutile scenata di gelosia.

Nonostante l’ottimo cast che ha diretto, dove un bravissimo Bill Murray interpreta questo Roosvelt vizioso ed eccentrico all’inverosimile, Roger Michell stavolta ha ecceduto con i toni che in questa sua ultima commedia hanno il sapore di una forzata caricatura.

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