DUE DECENNI DALLA SCOMPARSA DELL’ATTRICE ICONA DI ELEGANZA E CLASSE
“Il miglior pubblico che io abbia mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine del mio spettacolo.”
Nata a Bruxelles il 4 maggio del 1929 Audrey Kathleen Ruston durante la sua infanzia fu obbligata, per colpa del lavoro del padre che era un assicuratore presso una compagnia di assicurazioni britannica, i a spostarsi con molta frequenza da un luogo all’altro dell’Europa. La sua giovinezza è stata colpita da un forte trauma per colpa dello stesso genitore che si allontanò dalla famiglia agli albori della Seconda Guerra Mondiale simpatizzando per il nazismo. La ragazza ritrovò, tramite la sua partecipazione alla croce rossa, il padre parecchi anni dopo a Dublino e da lì lo aiutò, anche economicamente, sino alla morte.
Durante gli anni della guerra il suono molto inglese del suo nome portò l’attrice a doverlo cambiare in Edda van Heemstra.
Per tutti gli anni della guerra la Hepburn stette in Olanda e fu lì che incominciò a ballare a ad avvicinarsi a passi lenti e delicati di danza al mondo dello spettacolo. Le prime volte che salì sul palco lo fece per spettacoli che racimolavano denaro per il movimento antinazista.
Finita la guerra Audrey continuò i suoi studi di danza in Inghilterra dove Marie Rambert le disse che la sua altezza (1,70 m) e la malnutrizione vissuta durante la guerra le avevano tolto ogni possibilità di diventare una ballerina.
Dopo questa delusione Audrey iniziò la sua carriera di attrice che si aprì con un documentario L’olandese in 7 lezioni nel 1948 a cui seguì molto teatro e un po’ di cinema di piccole produzioni. Il suo primo film importante arrivò nel 1952: The secret people.
Nello stesso anno l’attrice arrivò a Hollywood per il provino di Vacanze romane: in realtà la Paramount Picture avrebbe voluto dare a Liz Taylor il ruolo della protagonista ma la Hepburn ammaliò tutti e alla fine delle riprese ebbe un contratto con la casa di produzione con il patto di girare una pellicola ogni 12 mesi in modo da poter lavorare anche in teatro.
Da qui l’ascesa della splendida attrice non ha più limiti ed è stata costellata da successi, come Colazione da Tiffany, Arianna, Quelle due e molti altri, che le portarono un premio Oscar e numerosissime nominations anche ai Golden Globes.
La vita privata di Audrey fu costellata da molti amori e da due matrimoni: uno con Mel Ferrer dal quale è nato Sean e uno con Andrea Dotti dal quale nacque Luca. I due ragazzi furono amatissimi dall’attrice che prima di arrivare ad averli tra le braccia era stata vittima di molti aborti spontanei.
L’ultima apparizione cinematografica della Hepburn fu un cameo in un film di Steven Spielberg, …Always, e da quel momento in poi l’attrice si concesse solo alla televisione e incentrò la sua vita sull’UNICEF che la nominò Ambasciatrice.
Fino alla scoperta del suo tumore al colon, che poi divenne la causa del suo decesso, Audrey viaggiò per tutto il mondo toccando con mano e portando il suo contributo umano a moltissimi paesi degradati o affetti da guerra civile.
Nel 1992 il Presidente degli Stati Uniti, George H. W. Bush, la premiò con uno dei più importanti riconoscimenti attribuibili ad un civile statunitense, la Medaglia Presidenziale della Libertà (Presidential Medal of Freedom), a riconoscimento del suo impegno con l’UNICEF e, poco dopo la sua morte, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences la premiò con il Premio umanitario Jean Hersholt (Jean Hersholt Humanitarian Award) per il suo contributo all’umanità, premio ritirato da suo figlio Sean Hepburn Ferrer.
Audrey Hepburn muore il 20 gennaio del 1993 e il suo primogenito la ricorda così: “dopo una vita vissuta in parte come una tortura e una lotta per riuscire ad avere una carriera indipendente e l’autonomia finanziaria per sé e la sua famiglia, senza capire mai fino in fondo quello che la gente vedeva in lei – quello che era il suo fascino – ha trovato nella missione per l’Unicef il modo di ringraziare il suo pubblico e “chiudere il cerchio” della sua esistenza così breve”.