Quello che so sull’amore: recensione film

UN MUCCINO SOTTOTONO TORNA CON IL TERZO FILM AMERICANO

Genere: Commedia drammatica

Uscita in sala: 10 gennaio 2013

Nel suo ultimo film “americano”, Gabriele Muccino si riscopre nuovamente originario del Bel paese, tanto nella storia che decide di raccontare quando nel suo approccio al racconto della stessa.

Lontano dalla visione “esterna” del sogno americano de La ricerca della felicità e dall’ibrido cammino di redenzione e salvezza di Sette anime, Quello che so sull’amore è un film per certi versi più semplice, immediato, che segna in parte un ritorno al passato per il regista de l’Ultimo Bacio.

Un ex calciatore di successo, il Gerald Butler ormai lanciatissimo in ruoli formato family, si trasferisce in Virginia per riscoprirsi padre e riallacciare i rapporti con la ex moglie (Jessica Biel), ormai prossima all’altare con un altro uomo. Una commedia “drammatica”, così come definita dal suo stesso autore, che cerca di approfondire il tema della crescita, della maturità: di quel momento in cui siamo chiamati a decidere se rimanere eterni Peter Pan o affrontare le difficoltà dell’esistenza.

Un percorso in cui Muccino si incammina però con sorprendente difficoltà e con esiti meno brillanti rispetto ai suoi standard. Incastrato tra i rigidi schemi di Hollywood e dalle pressioni dei ben 13 produttori esecutivi sull’impronta da commedia romantica su cui plasmare il film, non riesce questa volta a imprimere il suo tocco magico, finendo col confezionare un film godibile (esagerate le stroncature della stampa made in Usa), ma sotto le aspettative.

Nella sua lunga trasferta a stelle e strisce sembra essersi persa quella attenzione esagerata per i personaggi portati all’stremo e spesso borderline, che appaiono invece in questa pellicola come figurine di un album già sfogliato e senza slancio; privi di quella genuinità e passionalità che ci caratterizza nel mondo e di cui Muccino è stato profeta in Patria.

Eppure il materiale umano a disposizione di certo non manca. E non sfruttare a dovere, seppur in ruoli minori, cavalli di razza come Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid e Uma Thurman (di cui lamenta il taglio di una scena per imposizione dall’alto) è un peccato originale, oltre che un autogol produttivo dal punto di vista dei ricchi ingaggi.

E così la prima parte del film, quella deputata alla “commedia” ed incentrata sulla nuova vita di George (Butler) come allenatore di calcio per bambini, braccato dalle avances della schiera di mamme che tentano di portarselo a letto, mal si concilia con la svolta attesa nel secondo tempo sulla relazione in fieri tra i due ex coniugi. Con due corpi troppo distanti e poco armonici rispetto all’andamento narrativo.

Ma il film non è certo da buttare e pur nella sua semplicità si fa comunque apprezzare per una linearità nello stile che Muccino non può certo aver perso da un giorno all’altro. 

 

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Onnivoro cinematografico e televisivo, imdb come vangelo e la regia come alta aspirazione.
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