IL NUOVO FILM DI GUIDO LOMBARDI INCENTRATO SU JAZZ E CRIMINALITÀ, INNO ALLA CONQUISTA DEL DENARO
“Non mi fido delle persone che vivono in una situazione irregolare…” En cas de malheur, George Simenon.
Iniziano oggi, a Napoli, le riprese di Take Five, il nuovo film di Guido Lombardi. Scritto dal regista, da un soggetto di cui è autore con Gaetano Di Vaio, il film è interamente ambientato a Napoli (sei le settimane di lavorazione), con gran parte degli interni girati nella zona di Piazza Dante, ed esterni che risaltano per grande varietà: dal ventre della città, i Quartieri Spagnoli, fino ad arrivare al caratteristico lungomare.
La location più suggestiva però, è anche quella più invisibile e nascosta: le fogne, riprese utilizzando alcuni punti del vecchio acquedotto costruito dai Savoia, sono infatti la via d’accesso che la “banda del buco” utilizza per arrivare al caveau di una banca. Quasi una dichiarazione d’intenti, come a dire che a Napoli c’è ancora tanta bellezza da riscoprire, a fronte degli aspetti più deteriori sottolineati dai media. Prendendo esempio dai cinque protagonisti, bisogna solo scavare per riportare alla luce questi tesori dimenticati della città: “E’ incredibile quello che c’è sotto Napoli”, dice il regista Guido Lombardi.
Take five, che segue le gesta di cinque personaggi, è un’espressione idiomatica, il cui significato letterale è “Prendine cinque”, ma è anche un grande classico del jazz, registrato dal Dave Brubeck Quartet nel 1959 diventando il primo singolo jazz a vendere oltre un milione di copie. Il brano, composto sulla base di un tempo in 5/4, divenne celebre per il suo caratteristico, sinuoso assolo di sassofono e per l’uso di un atipico ed irregolare tempo quintuplo in cinque beat, da cui deriva il suo nome.
Per Lombardi si tratta della “storia di 5 ‘irregolari’ che hanno un sogno comune, quello di arricchirsi. Per qualcuno è una forma di riscatto, per un altro un modo di sfuggire ai propri fantasmi, per tutti l’unica cosa per la quale valga la pena di vivere. Sono i soldi a dare peso e qualità alle loro esistenze. Senza soldi sanno di non essere nessuno. E li cercano ossessivamente, pur destinati a fallire. Perché messi sotto pressione, chiusi in una stanza per ore, viene fuori il loro vero carattere, la loro forza o vulnerabilità, ma soprattutto la loro solitudine. E nessuno si fida dell’altro”.