Warm bodies: recensione film

LO ZOMBIE-MOVIE CON NICHOLAS HOULT GIOCA CON LE REGOLE DEL GENERE E ALLA FINE CONVINCE

GENERE: Fantasy

DATA DI USCITA: 7 febbraio 2013

Jonathan Levine è un regista che ha saputo esplorare il disagio della malattia con un film toccante e arguto come 50/50. Ora con l’appoggio di una Major in crescita come la Summit (la stessa di Twilight) Levine da buon regista indie si trova alle prese con un budget quasi da kolossal, mantenendo comunque alcune tematiche care al pubblico da Sundance. Il risultato non è dei migliori, ma regala comunque un’ora e mezza di buon intrattenimento allo spettatore. 

R è uno zombie che passa le proprie giornate in aeroporto con gli altri della sua specie e gli inquietanti ossuti, ovvero il secondo livello di ‘evoluzione’ dei morti viventi quando diventano decrepiti e senza pelle. R vede la propria vita sconvolta da Julie, a cui mangia inconsapevolmente il fidanzato. L’impacciato zombie la salva dai suoi simili e la prende con sé, facendo vedere alla ragazza che forse anche i morti viventi possono avere un’anima e magari cambiare…a differenza degli Ossuti che diventano una minaccia sempre più potente.

A prima vista il film puo’ essere riassumibile con un semplice Twilight with Zombies, ma in realtà se la saga interpretata da Pattinson & Co. era un’apologia dell’unione coniugale, questo Warm Bodies sembra piuttosto trattare l’incapacità di amare e di connettersi col prossimo, presente nella nostra società, costantemente ossessionata dalla tecnologia e che in seguito all’apocalisse zombie sposterà il proprio interesse per le armi, che tra l’altro figurano già oggi tra le principali fissazioni degli americani.

Tra strizzatine d’occhio ai principali classici del genere ‘zombie’ e forzature sentimentali che sfiorano il fastidioso come in (quasi) ogni film adolescenziale contemporaneo–i tempi di John Hughes sono finiti – ahimé- la terza pellicola di Levine merita una chance per il modo in cui si distanzia dai principali kolossal statunitensi e metta la degenerazione culturale del proprio paese sotto la lente d’ingrandimento, non sempre con coraggio, ma con originalità e convinzione. I due protagonisti convincono e Nicholas Hoult, che per metà del film grugnisce e poco altro, risulta credibile, aiutando lo spettatore a immedesimarsi con uno zombie, cosa che non succedeva forse da Il giorno degli Zombie di Romero, in cui Bub, morto vivente addomesticato in laboratorio, risultava alla fine come il vero eroe della storia.

Essendo un film pg-13, non ha grandi scene splatter, ma le scene di suspence non mancano, per la gioia dei fan del genere, senza dimenticare quell’umorismo legato al linguaggio primitivo degli zombie che era un elemento poco approfondito nelle pellicole di Romero & Co. e non puo’ che conquistare. Come ciliegina sulla torta, abbiamo un’ottima colonna sonora con brani dei Guns’n Roses, Bruce Springsteen, Feist, Bob Dylan e M83.

Forse potevano concedersi qualche rischio in più, in fase di sceneggiatura: anche così tuttavia Warm Bodies risulta un buon film in cui i generi si mischiano e dove è comunque ancora possibile fare con convinzione il tifo per i nostri eroi, morti o no, alla fine fa lo stesso.

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