Berlinale 2013: camille claudel 1915-recensione film

LA STORIA DELLA SCULTRICE FRANCESE AMANTE DI RODIN

Non è il primo film incentrato sulla figura di Camille Claudel quello di Bruno Dumont. Nel 1988 già Bruno Nuytten aveva girato un’opera che si ispirava a questa straordinaria scultrice focalizzandosi sugli anni in cui lei fu l’amante di Auguste Rodin.

Dumont fa un paso avanti nella biografia della donna e sceglie di incentrare la sua pellicola sul periodo successivo della vita di Camille, parlando dei suoi anni in manicomio.

Camille Claudel, interpretata da una Juliette Binoche straordinaria nel ruolo che indossa come seconda pelle, come secondo viso quasi data l’importanza dei primi piani nel lungometraggio, in questo film è una donna inquieta nel suo stato di transizione borderline tra l’impossibilità di tornare alla vita e alla creatività di un tempo e il desiderio, palesato nell’attesa dell’arrivo del fratello, di poter uscire da quel manicomio, in cui proprio lui la mandò, nel quale invece nel 1943, all’età di 79 anni, l’artista morirà.

Camille Claudel 1915 è un film estremamente circoscritto che trova respiro solo nella lunga passeggiata in montagna che la protagonista fa. È un lavoro fatto di intensi primi piani e tutto incentrato sulla voce contrapposta ai rumori feroci della natura che diventano tali in quel silenzio. C’è un’umanità nel descrivere quella donna che Domont non aveva mai tirato fuori nei suoi precedenti lavori. Umanità che viene palesata in un finale tutto incentrato sullo sguardo e sul monologo dell’attrice. Sguardo commosso di chi vive tra riso e pianto, tra la follia del terrore di essere avvelenata da chi la invidia e la tranquillità di non poter apparire, di essere finalmente libera di scomparire.

Ma non scompare mai Camille. Non in questo film che è un ritratto aggraziato e potente di una donna appassionata e appassionante. Il racconto biografico di una scultrice che ha scolpito forse l’opera d’arte più bella dello scorso secolo, L’implorante: questa pellicola è viva e commovente come quella statua.

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