Jafar panahi: l’iran contro la berlinale

IL MINISTRO DELLA CULTURA IRANIANO: “IL FILM È STATO REALIZZATO ED È USCITO ILLEGALMENTE DAL PAESE”

Che fine hanno fatto i 20 poeti-scrittori iraniani che avevano scritto nella propria lingua madre per poi essere arrestati con il rischio di essere sottoposti a pesanti condanne da parte dei tribunali islamici? Akbar Azad, Hamide Fereczade Pinar, Zohre Fereczade, Aydin Xacei, Shukrulla Qehremani, Letif Heseni, Ayet Mehrali Begli, Mahmud Fezli, Yashar Kerimi, Hassan Rehimi Bayat, Hussein Nasiri, Yunis Suleymani, Ali Reza Abdullahi, Shehram Radmehr, Rehim Ehmedi Xiyavi, Mohammad Ali Muradi, Abdullah Saduqi, M. Afiyet, Ali Djabbarli, Ibrahim Rachidi. Alcuni di loro hanno subito feroci interrogatori, torture e in alcuni casi l’elettrochoc.

Jafar Pahani però non ha ceduto al silenzio ed è riuscito a girare e a mandare clandestinamente alla Berlinale il suo metaforico Closed Courtain. Il governo tedesco ha chiesto più volte che il regista venisse liberato, proclamandolo addirittura presidente di giuria della 61ma Berlinale, senza alcun esito. Ma il suo film quest’anno alla kermesse è stato presentato in concorso aggiudicandosi anche l’Orso d’oro per la migliore sceneggiatura.

Panahi è stato arrestato il 2 marzo 2010 per la partecipazione ai movimenti di protesta contro il regime iraniano ma dopo la mobilitazione delle organizzazioni a difesa dei diritti umani e del mondo del cinema a livello internazionale, viene rilasciato su cauzione il 24 maggio dello stesso anno. Il 20 dicembre 2010 Panahi viene condannato a 6 anni di reclusione e gli viene inoltre preclusa la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all’estero che all’interno dell’Iran per 20 anni.

Ma Panahi non ci sta e non solo riesce a girare un lungometraggio ma attraverso le metaforiche immagini di Closed courtain e del suo protagonista racconta la storia di un esilio tra quattro mura e denuncia la paura e l’impotenza di chi ne è soggetto.

Il Ministro della Cultura iraniano Javad Shamaqdari ha rilasciato una durissima dichiarazione contro il comportamento della Berlinale nei confronti del loro prigioniero:Crediamo che gli organizzatori del Festival di Berlino debbano correggere il proprio comportamento. Tutti sanno che per fare un film e farlo circolare fuori dal paese occorre il permesso. Il film di Panahi è illegale e fino a questo momento la Repubblica Islamica ha mostrato grande tolleranza verso di lui e verso quei pochi registi che violano le regole facendo circolare i loro film all’estero senza permesso”. La risposta della direzione del Festival non si è fatta attendere “Saremmo molto dispiaciuti se la proiezione di Closed Curtain avesse conseguenze legali per gli autori. Siamo preoccupati per i collaboratori di Panahi, Kambuzia Partovi e Maryam Moqadam, che hanno portato il film a Berlino esprimendo la speranza che l’attenzione internazionale dia coraggio ai coraggiosi artisti che soffrono limitazioni alla propria creatività”.

Questo è solo l’ultimo capitolo della storia del regista, grande assente applaudito della kermesse appena conclusasi. Grande simbolo dell’ingiustizia di un paese.

A Berlino a ritirare il premio per la miglior sceneggiatura al posto di Panahi era presente l’interprete e co-regista Kambuzia Partovi, il quale ha dichiarato: ” È impossibile fermare un pensatore o un poeta. I loro pensieri daranno frutti ovunque si trovino.” Noi non possiamo che essere d’accordo con questa dichiarazione nella speranza che per Panahi si possano presto riaprire le porte del mondo.

Sandra Martone

About Il maleducato 108 Articoli
La nostra rubrica di satira, il modo migliore per essere sempre "irriverenti"