DALL’OPERA DI VICTOR HUGO AL MUSICAL DI TOM HOOPER
La notizia che Tom Hooper aveva in mente di portare sul grande schermo il musical di Broadway ispirato all’omonimo romanzo di Victor Hugo, considerato tra le opere più importanti della letteratura del XIX secolo, è arrivata poco dopo che lui vinse l’Oscar per Il discorso del re nel 2011. La speranza che il suo fosse un atto di mera presunzione è svanita molto presto e Les miserables, purtroppo, è ora arrivato anche nelle sale italiane.
L’opera di Victor Hugo, scritta nel 1982 narra le vicende di vari personaggi nella Parigi post Restaurazione, in un arco di tempo di circa 20 anni (dal 1815 al 1833, con alcune digressioni alle vicende della Rivoluzione francese, delle Guerre napoleoniche, con particolare riguardo alla battaglia di Waterloo, e alle vicende politiche della Monarchia di Luglio).
I suoi personaggi appartengono agli strati più bassi della società, i cosiddetti “miserabili”: persone cadute in miseria, ex forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà. È una storia di cadute e di risalite, di peccati e di redenzione. Hugo racconta a 360° i suoi personaggi e aggiunge al racconto capitoli di grande rilevanza storica (come ad esempio la battaglia di Waterloo, la struttura della città di Parigi, la visione sul clero e i monasteri dell’epoca, le opinioni sulla società e i suoi mali, il quadro della Francia post-restaurazione) che permettono al lettore di collocare i personaggi in un determinato contesto storico-sociale.
Il romanzo è uno dei cardini della letteratura europea, complesso sia nella stesura che nel linguaggio che usa. Lo stesso autore ci ha messo 15 anni per arrivare alla fine del suo lavoro. I miserabili avrebbe dovuto essere una di quelle opere “intoccabili” per la settima arte ma, ancor di più, per mondo del musical che nel 1985, per colpa di Boublil e Schonberg, ha reso propria la disperazione dei personaggi del romanzo. L’opera musicale che dall’anno della sua uscita ad oggi è uno degli spettacoli più visti sia a Londra che a Broadway è stata musa ispiratrice per Hooper che, con una regia quasi irriconoscibile fatta di primi piani in esterni e campi lunghi in interni, ha preso in prestito i testi dell’originale musical dando vita a un film urlato ed eccessivo che non mette in luce la storia, non rende giustizia al romanzo, che forse è salvato solo dall’interpretazione di Hugh Jackman.
Inutile dire che il valore storico dell’opera originale di Hugo nel film è messa del tutto in secondo piano e che è quasi deprimente dal punto di vista letterario e cinematografico solo tentare di parlare delle differenze tra il romanzo e questa trasposizione che è una totale mancanza di rispetto nei confronti della grandezza dell’opera. I personaggi che nel libro vengono descritti con meticolosità dall’autore qui sono solo accennati e la comprensione della storia è messa a dura prova da un via vai di attori famosi in costume che sembrano voler unicamente svolgere, innanzi a una telecamera che li riprende con alle spalle una ricostruzione della Parigi post restaurazione, il loro compitino alla perfezione.
Il lungometraggio strizza più volte l’occhio agli Oscar che, come i Golden Globes, ha colto il continuo ammiccare promettendo ai 10 minuti di Anne Hathaway in scena urlante e rasata una statuetta, e non solo a lei.
Se esistesse un premio per il film più sopravvalutato dell’anno Les Miserables lo vincerebbe ad occhi chiusi e ad orecchie ben tappate.